Sotto il treno, tre indagati per la morte di Marco

TREVISO. Svolta nelle indagini per la morte di Marco Cestaro, il diciassettenne di Fontane di Villorba urtato da un treno nei pressi della stazione di Lancenigo venerdì pomeriggio e deceduto dopo tre giorni di agonia lunedì sera all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La Procura ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omissione di soccorso e sul registro degli indagati sono finiti i nomi di un macchinista e di altri due dipendenti di Trenitalia, un veneziano e due friulani.
Il sostituto procuratore, Anna Andreatta, ha anche disposto che venga effettuata l’autopsia sul corpo del ragazzo per stabilire proprio se i soccorsi sono stati tempestivi o se, al contrario, la morte sia stata provocata da un loro ritardo. Le indagini, si tratterebbe di un atto dovuto a stessa tutela degli indagati per permettere di svolgere le indagini del caso e capire nel dettaglio come si siano svolti i fatti, sono affidate fin dal primo giorno agli agenti della Polizia ferroviaria, guidata da Claudio Bortoletto.
L’esito delle indagini dipenderà dagli accertamenti che verranno effettuati sugli orari degli allarmi lanciati dai macchinisti di due treni, l’arrivo dei soccorsi e l’esito dell’autopsia affidata al dottor Alberto Furlanetto. Stando alla ricostruzione della Polizia fertoviaria infatti, i cui uomini hanno soccorso il giovane assieme ai sanitari del Suem 118 alle 18.30 circa di venerdì scorso, l’interregionale Venezia-Udine, transitando a Lancenigo, avrebbe colpito il giovane che presumibilmente si trovava accucciato a fianco dei binari. Il macchinista non appena si è reso conto di un insolito rumore, ha azionato il freno d’emergenza ed è sceso dal treno cercando tracce che potessero spiegare quei colpi, non trovando però nulla. Allo stesso modo è sceso dal convoglio anche il capotreno che ha ripercorso a ritroso il percorso del treno senza però trovare la causa di quei due colpi.
L’allarme era comunque stato lanciato alla centrale operativa e al treno successivo, dando quindi indicazioni di transitare a bassa velocità e di verificare l’eventuale presenza di qualcosa di compatibile con i colpi avvertiti poco prima. Successivamente, nella zona dell’incidente, arriva un secondo treno il cui macchinista, non appena superata la stazione di Lancenigo, scorge il corpo del ragazzo sui binari lanciando l’allarme alla centrale operativa. Alla domanda se il giovane era vivo o morto, il macchinista avrebbe risposto che non dava segni di vita, motivo per il quale dalla centrale operativa sarebbe arrivato l’ordine di proseguire il viaggio.
A scoprire che Marco Cestaro respirava ancora erano stati gli uomini della Polizia ferroviaria e i sanitari del Suem 118. L’ipotesi di reato formulata al momento dalla Procura nascerebbe dunque dal fatto che a intervenire nell'immediato non sia stato il personale a bordo del treno ma la Polfer e il Suem, anche se a distanza di diversi minuti. A questo punto sarà anche decisiva l’autopsia che sarà eseguita dal dottor Alberto Furlanetto. In particolare si dovrà stabilire se l’eventuale omissione di soccorso possa aver avuto effetti sulla morte del diciassettenne avvenuta tre giorni dopo l’incidente in ospedale a Treviso.
La storia di Marco Cestaro, lo studente di 17 anni dell’istituto alberghiero “Alberini” di Lancenigo, travolto dal treno venerdì scorso, si lega drammaticamente e indissolubilmente a quella del padre, agente di commercio cinquantenne, morto suicida sotto un treno sulla stessa linea ferroviaria, a Ponte della Priula, nello scorso ottobre. Per gli inquirenti resta più probabile l'ipotesi del suicidio rispetto a quella dell'incidente, anche se, a livello giudiziario, non ci sarebbero sostanziali differenze in un’indagine per omissione di soccorso. A escludere che si sia trattato di un gesto estremo era stata la madre della vittima che lo scorso ottobre, sempre sulla stessa tratta ma nei pressi di Ponte della Priula, ha pianto la morte del marito che aveva deciso di togliersi la vita.
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