Sbrojavacca sul banco dei testimoni: «Strage di Bologna, non ricordo nulla»

Treviso. Flavia Sbrojavacca chiamata a testimoniare dopo 38 anni al processo contro l’ex compagno neofascista Cavallini
FRIGO TREVISO INTERVISTE PER CHIUSURA AL TRAFFICO DI VIA MANIN, IN FOTO FLAVIA SBROJAVACCA DELL' AG. TURISMO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
FRIGO TREVISO INTERVISTE PER CHIUSURA AL TRAFFICO DI VIA MANIN, IN FOTO FLAVIA SBROJAVACCA DELL' AG. TURISMO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

TREVISO. «Del 2 agosto 1980 non ricordo nulla in particolare». Flavia Sbrojavacca, erede della famiglia che gestiva l’agenzia viaggi di via Manin e compagna del terrorista nero Gilberto Cavallini, ha risposto così davanti alla Corte di Assise di Bologna, chiamata a testimoniare nel processo al suo partner. Convivevano a Villorba e la loro relazione sentimentale finì oltre 30 anni fa dopo che i due ebbero un figlio, nato il 10 luglio 1980, meno di un mese prima della strage. Un bambino che Cavallini poi non riconobbe.

La testimonianza di Sbrojavacca è stata piena di “non ricordo”, con la premessa di voler comunque confermare quanto già dichiarato in passato: «Sono passati molti anni, è un periodo che preferisco dimenticare. Non credo di ricordarmi qualcosa di nuovo, rivangando credo anzi di essere condizionata», ha detto Sbrojavacca, che all’epoca conosceva il compagno con il nome di Gigi Pavan e pensava lavorasse per una compagnia petrolifera, fino a quando, a novembre 1980, non ne scoprì la vera identità, quando fu trovata una sua auto a Milano.

Fu accusata di favoreggiamento e fuggì con Cavallini all’estero. Durante la latitanza lei fu assolta da ogni accusa. «È inutile chiedere riferimenti specifici a 38 anni di distanza, mi sembra umano e comprensibile», ha detto il presidente della Corte Michele Leoni, moderando le domande del procuratore. Sbrojavacca ha confermato che nella casa di Villorba venivano ospitati “Riccardo” e “Chiara”, cioè, seppe in seguito, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, ex Nar come Cavallini e, con Luigi Ciavardini, condannati come esecutori della strage.

Anche il primo di agosto erano ospiti: «Sarà così se l'ho detto, oggi non me lo ricordo». Era presente, hanno chiesto i Pm, anche un'altra persona? «Non mi ricordo, per cui non credo. Non ricordo altri oltre a Riccardo e Chiara». Cosa facevano Riccardo e Chiara? «Mi pare fossero studenti, venivano per amicizia». Ha mai parlato con Cavallini del 2 agosto? «Mi sono sforzata tante volte di provare a pensarci, sicuramente sentii la notizia, ero a casa dei miei, cose particolari non ricordo».

In quel periodo Sbrojavacca allattava e quasi ogni giorno andava a casa della madre. Faceva discorsi politici, ha domandato il giudice, con Cavallini in quel periodo? «No». Lui esternava qualcosa? «No». Lei, Sbrojavacca, aveva un'idea politica, ha domandato l'avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile? «Mi davano dell'anarchica. Non credo sinceramente fosse un appellativo giusto». Ma tirava a destra o a sinistra? «Tanto a destra non ho mai tirato in vita mia», ha risposto la testimone alla domanda diretta del giudice.

L’ex Nar Cavallini è accusato a 38 anni di distanza di concorso nella Strage del 2 agosto 1980. Nelle precedenti udienze sono stati ricostruiti tutti gli spostamenti di Fioravanti, Mambro e Ciavardini, tra Palermo, Roma e il Veneto dall'aprile del 1980 fino alla notte tra il 31 luglio e l'1 agosto quando i tre arrivarono a Treviso, nella casa dove viveva Cavallini proprio con la sua compagna, Flavia Sbrojavacca. Quest'ultima è stata quindi chiamata a testimoniare insieme ad Elena Venditti, ex fidanzata di Ciavardini e Cecilia Loreti, amica del gruppo di inseparabili criminali.

 

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