Riorganizzata la produzione Berco torna a fabbricare utili

castelfranco. Cento anni nel 1920, la Berco, nata come officina di biciclette a Copparo, in provincia di Ferrara. Presto cento anni la Simmel, fondata da due ex ufficiali dell’esercito Attilio Marnati e Filippo Larizza che avevano fiutato il business del recupero dei proiettili inesplosi sulle linea del fronte della Grande guerra, prima recuperando la polvere esplosiva e poi arrivando a fabbricare nuovi proiettili con il vecchio esplosivo. È passato un secolo, un’altra guerra più disastrosa dell’altra e indagine finalmente 75 anni di pace, in Europa occidentale. E le due fabbriche ora formano un’unica azienda tornata a macinare utili, dopo varie infruttuose riorganizzazioni. La Berco (ora si chiama così, mentre la Simmel è stata smembrata in due) nella sede di Castelfranco sforna ogni giorno 100 tonnellate di prodotti finiti tra rulli, tensionatori-ammortizzatori e ruote elementi per cingolati da movimento terra per i piccoli escavatori come i bob-kat, fino alle grandi macchine per le miniere a cielo aperto siberiane. Nella sede di Copparo ne vengono prodotte altre 550 tonnellate al giorno
«Dal 2012 Berco ha avviato un piano di rilancio che ha portato a ottimizzare i processi produttivi, riducendo gli sprechi», spiega l’amministratore delegato Piero Bruno, al timone dell’azienda da ottobre 2017. Nel bilancio 2012-2013 ci si era resi conto che qualcosa non andava, perché a fronte di un fatturato di 533 milioni, in aumento del 6 per cento rispetto all’anno precedente, non era stato realizzato un utile, ma una perdita di 3 milioni di euro. Una situazione che lasciava temere lo spettro della chiusura della sede castellana. Timori che i 290 dipendenti castellani, con un bilancio in positivo, si possono lasciare alle spalle, perché Berco, controllata interamente da Thyssenkrupp, gruppo industriale tedesco da 43 miliardi fatturato, ha ripreso a crescere. Un traguardo da festeggiare per l’azienda, nata nel 1918 come piccola officina che riparava biciclette, e battezzata “Berco” nel 1920 dai fondatori Bertoni e Cotti.
«La storia è importante, ma l’azienda guarda soprattutto al futuro» dice Bruno «L’efficienza continua a guidare il percorso di Berco, anche dal punto di vista organizzativo. Dal 2017 Berco ha stretto una sinergia con l’altra più importante realtà della galassia Thyssenkrupp, Forging Group, specializzata in alberi motore forgiati per l’automotive, dando vita alla nuova business unit Forget Technology». Un modo per «condividere clienti, ampliando il raggio d’azione di Berco nel mercato. In futuro il management di Berco, anziché rispondere a Forged Technology, come avviene ora, interagirà per le scelte direttamente con l’executive board (comitato esecutivo) di Thyssengroup». Un modo per accelerare le decisioni, riconoscendo la forza autonoma del marchio Berco. Non è un caso se lo stesso a.d. di Tissen ha voluto partecipare a Bauma 2019, l’ultima fiera del settore, a Monaco, in cui Berco ha mostrato le novità in uno showroom aperto, a partire dalla nuova linea top di gamma Platinum Line che offre «macchine utilizzabili tutto l’anno senza interruzione, evitando i break down della produzione e i relativi costi per i nostri clienti», spiega Bruno. «I componenti per sottocarri (i cingolati) che vengono realizzati nella sede castellana, dopo essere assemblati dai nostri clienti per essere montati sotto agli escavatori destinati al settore minerario, finiscono in Siberia, in Sudafrica e in generale in luogo dalle più diverse condizioni climatiche, e lì devono riuscire a funzionare». Da qui il grande sforzo di Berco per fare la differenza, «grazie a prodotti con la massima durata. Se i clienti ci scelgono è anche per il sistema con cui monitoriamo, tramite sensori, il livello di usura dei vari componenti, minimizzando le manutenzioni, tutto tramite l’App Berco». Il cliente misura il dato d’usura, «e noi riceviamo la stessa info da remoto, così possiamo raccogliere dati per migliorare costantemente le performance». —
Maria Chiara Pellizzari
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