Quel minuto durato vent’anni dalla tragedia dell'Antonov

Cinque le vittime trevigiane, ma la tragedia del volo non ha interrotto i loro progetti industriali 

TREVISO. Carlo lo apprese dall'edizione straordinaria del Tg5, Renato era alla guida del suo camion a Frosinone: ascoltò la notizia alla radio ma non capì subito che si trattava proprio di quel volo. Udy ricorda ancora esattamente com'era vestito: «Pantaloni marroni, maglione bianco. Stavo bevendo un digestivo al bar in piazza». E poi Fabrizio, nella cui mente è cristallizzata la nevicata di quella sera. E Nicola, avvisato dalla telefonata di un'amica di famiglia. Tredici dicembre 1995, Santa Lucia, le 19.54. Il volo BZ166 della Banat Air da Verona a Timisoara, Romania, si schiantò in un campo dopo 49 secondi dal decollo dall'aeroporto Catullo.

Morirono tutti coloro che erano a bordo del bimotore turboelica Antonov: 41 passeggeri e 8 membri dell'equipaggio. La maggior parte erano imprenditori e professionisti. Carlo, Renato, Udy, Fabrizio e Nicola sono i familiari delle cinque vittime trevigiane della tragedia: gli imprenditori Franco Cammelli di Montebelluna e Danilo Furlan di Cornuda, l’artigiana Edith Della Libera di Vittorio Veneto, il commercialista Guido Galeotti di Treviso, il commerciante Antonio Cagnetta di Arcade. Sono figli, mariti, fratelli che in quei giorni e poi nelle settimane successive dovettero misurarsi non solo con il macigno della disgrazia, ma anche con la decisione sul futuro delle attività dei loro cari scomparsi all'improvviso.

C'è chi ha deciso di continuare, chi ha voluto chiudere immediatamente, chi ha preso altre strade. Vent'anni dopo - l'anniversario cade domenica - le aziende che allora avevano scommesso sul futuro restano sulla breccia dell'economia della Marca, guidate dagli stessi timonieri che, subito dopo il disastro, avevano giurato: «Andiamo avanti». E' il caso della «Cammelli srl» di Crocetta che commercializza macchine per taglio e cucito, oltre che accessori per l'industria dell'abbigliamento, fondata nel 1965 da Gino Cammelli che poi aveva passato le redini ai figli Franco e Carlo. Franco Cammelli era sul volo maledetto, stava andando a incontrare alcuni clienti in Romania, imprese che avevano iniziato a delocalizzare. Aveva 42 anni. A raccogliere il testimone imprenditoriale è stato il fratello Carlo, che continua a commercializzare macchine da cucire. Fabrizio Furlan aveva 28 anni nel 1995, i suoi fratelli Mauro e Sabrina rispettivamente 26 e 24. «Avevamo già incarichi operativi in azienda, dall'oggi al domani abbiamo dovuto prenderne le redini. Papà ci aveva lasciato l'imprinting e ci siamo rimboccati le maniche» racconta Fabrizio.

L'azienda dei Furlan è la «MG Boy's spa» di Montebelluna, settore tessile-abbigliamento. L'aveva fondata Danilo Furlan nel 1974, altra vittima trevigiana della strage del Catullo. Morì a 49 anni, nel suo secondo viaggio verso la Romania in cerca di laboratori in conto terzi. I suoi ragazzi presero subito in mano l'attività e negli anni acquisirono anche la "Tessilmaglia spa" di Montebelluna, di cui papà Danilo aveva una quota di partecipazione. Oggi il gruppo occupa 60 dipendenti e ha ricavi per undici milioni di euro. Abbandonata l’impegnativa sponsorizzazione della "MG Technogym", la squadra di ciclismo professionista di Gianni Bugno, l’azienda lega il nome a una piccola squadra di amatori. Da Arcade era partito verso Timisoara anche Antonio Cagnetta, 46 anni, commerciante nel settore dolciario e azionista di maggioranza di una società proprietaria di un mulino in Romania. Il figlio Udy aveva 21 anni, quel giorno era in licenza dall'Aeronautica e ricorda ancora l'ultima telefonata del padre: «Erano le 18, mi aveva chiesto dov'era la mamma. Gli avevo risposto che era in giardino a fare il presepe».

Un paio di ore più tardi, Cagnetta era al bar con gli amici quando prima una telefonata dalla Questura e poi l'edizione straordinaria del tiggì fecero piombare la famiglia nel dramma. Udy lasciò la carriera militare e prese su di sé l'attività del padre, ampliandola dal dolciario alla ristorazione. Oggi tra l'altro organizza catering ed eventi con il nome di «Mr. Udy Italia». Nicola Galeotti aveva solo 17 anni quando morì il padre Guido, affermato commercialista 44enne con studio sulla Pontebbana, alle porte di Treviso: stava accompagnando l'imprenditore Danilo Furlan nella missione in Romania. «Nella prima lista delle vittime, mio padre non c'era. Avevano confuso il nostro cognome Galeotti con Galeoni», ricorda Nicola. Lo studio professionale è stato nell'immediatezza rilevato da un commercialista che lavorava già con Galeotti.

Nicola ha scelto altre strade, è imprenditore nel settore della ristorazione e degli impianti idroelettrici: «Papà è la persona che ho stimato di più nella mia vita, un uomo speciale. Sono cresciuto con i suoi valori». Renato Piccoli è il marito di Edith Della Libera, vittoriese di 35 anni, che lavorava per conto della «Cerbul» di Revine nell'abbigliamento sportivo. Due figli al tempo ragazzini, lui un lavoro come autotrasportatore, dinnanzi al bivio sul futuro dell'attività della moglie Piccoli non ebbe dubbi. Ma ancora oggi la voce gli si incrina: «Non sapevo nemmeno cosa volesse dire tenere l'ago in mano, non avevo alcuna esperienza. Ho chiuso».

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