Quel dolce della marca nato per beneficenza e ora diventato “eccellenza della cucina italiana”

La “Torta Costanzo”  è il primo prodotto castellano a potersi fregiare del prestigioso Premio Dino Villani dell’Accademia Italiana della Cucina. Era nata come iniziativa benefica a favore del Comitato Borsa di Studio dei Tumori ma poi tutti l’avevano voluta, costringendo il suo creatore a metterla in produzione
D. N.

CASTELFRANCO. È il primo prodotto castellano a potersi fregiare del prestigioso Premio Dino Villani dell’Accademia Italiana della Cucina. E, particolare non secondario, era nato come iniziativa benefica a favore del Comitato Borsa di Studio dei Tumori: ma la sua bontà e le continue richieste hanno “costretto” il suo creatore, il pasticcere Alberico Titton de L’Opera, a metterla in produzione.

Parliamo della Torta Costanzo, che dal nome e dagli ingredienti richiama un periodo d’oro della Castellana, ovvero quello della Regina Caterina Cornaro. Il Costanzo in questione non è altri che quel Tuzio Costanzo che commissionò al Giorgione la celebre Pala che si ammira nel Duomo.

L’idea era nata un anno fa, dietro suggerimento del gastronomo ed ex assessore Giancarlo Saran che insieme a Titton aveva pensato ad un prodotto che celebrasse i 1600 anni della nascita di Venezia: “La Torta Costanzo - aveva spiegato Saran - mette insieme tanti fattori di questa storia millenaria: la farina di mais cinquantino, le more a bacca rossa, il frutto dei gelsi, il pepe di Sarawak».

La Torta Costanzo viene dunque prodotta in cento esemplari appunto a scopo di beneficenza ma in due ore questi vanno a ruba. Ad Alberico Titton non rimane che metterla in produzione, accanto alle sue altre prestigiose creazioni di pasticceria, riscuotendo un crescente successo.

Ma la Torta Costanzo arriva anche al palato di Nazzareno Acquistucci, delegato locale dell'Accademia della Cucina che, dopo il primo assaggio, si rende conto che si tratta di un prodotto che risponde in pieno alle severe caratteristiche previste dal Premio Dino Villani, ovvero “assegnato "al produttore” che si sia distinto nella lavorazione artigianale di un “prodotto alimentare” di rilevante e specifica qualità organolettica.

Un riconoscimento che conferma come la creatività di Alberico Titton sia una eccellenza in grado di valorizzare i prodotti locali: come aveva già dimostrato inventando la frittella al radicchio. Di Treviso, of course.

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