Quattro studenti rapinati in mezz’ora. Arrestato il 17enne a capo della banda

Fermato il principale responsabile di una serie di colpi nell’area di via Roma. Picchiato selvaggiamente un coetaneo

Lorenza Raffaello
Pattuglie in via Roma
Pattuglie in via Roma

Arrestato il diciassettenne a capo della baby gang che terrorizzava la città. Hanno messo a segno quattro rapine nell’arco di 30 minuti. Le loro vittime, studenti, tra i 15 e i 18 anni, e il modus operandi, sempre gli stessi: si avvicinavano alle prede, scelte a caso tra la folla studentesca nei pressi della stazione delle corriere Mom, le minacciavano di far loro del male con un coltello e le costringevano a consegnargli i preziosi. In una occasione la banda è passata ai fatti: ha accerchiato un ragazzo, lo ha minacciato, insultato e aggredito rompendogli il naso e procurandogli 30 giorni di prognosi. È così che la baby gang ha agito anche il 9 febbraio scorso. Ora il diciassettenne a capo della gang è stato arrestato grazie alle indagini della squadra mobile di Treviso, condotte dalla dirigente Immacolata Benvenuto, e anche sugli altri si sta stringendo il cerchio.

Le indagini

Sono durate solo qualche mese le indagini della questura, scaturite dopo quattro denunce da parte delle vittime che hanno portato a identificare il principale responsabile di quei colpi risalenti a febbraio scorso e avvenuti sotto i portici che costeggiano via Roma verso l’autostazione Mom. Un’attività di indagine complessa, svolta attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza, le testimonianze delle vittime e le analisi dei profili dei social network. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le dinamiche delle rapine e ad arrivare al bullo che, assieme agli altri, ha seminato il panico in città. Si tratta di un ragazzo di appena 17 anni, italiano e residente in provincia di Treviso e il giudice del tribunale per i minori di Venezia venerdì 3 maggio ha firmato nei confronti del giovane un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: a influire i precedenti del giovane, anche lui studente come le sue vittime, e un avviso orale con cui il questore Manuela De Bernardin lo aveva già ammonito poco tempo fa. Davanti al magistrato e agli uomini della polizia il giovane non ha voluto dire nulla. Si è limitato ad ascoltare i capi di imputazione, senza smentirli e confermarli.

Le rapine

Il modo di operare era rodato ed efficace perché permetteva di agire velocemente e indisturbati, nonostante le rapine avvenissero in pieno giorno. Il capo della baby gang agiva insieme ad altri 5 o 6 coetanei: una volta individuata la vittima, uno studente scelto a caso tra i centinaia di giovani che ogni giorno si recano in autostazione per tornare a casa dopo la scuola, la circondavano e cominciavano a intimorirla con spinte e minacce. Poi facevano pressioni affinché il malcapitato consegnasse quello che aveva di più prezioso. Le vittime raccontano di essere state malmenate e minacciate di venir ferite con un coltello. Uno di loro è stato colpito da una testata in pieno volto, cosa che gli ha procurato una frattura al naso e una prognosi di 30 giorni.

La refurtiva

Quello che il delinquente cercava erano i preziosi, oggetti cioè da poter rivendere facilmente anche online per ricavare qualche soldo veloce: cellulari, airPods e auricolari bluetooth, catenine d’oro. Questo è quanto è stato rubato alle vittime delle rapine. Nulla è stato ritrovato, probabilmente il giovane se ne era già liberato. Il cerchio delle indagini si sta restringendo e la polizia in queste ore è sulle tracce degli altri componenti della gang, sempre minorenni e trevigiani.

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