Prosecco low alcol, ora nei consorzi si apre il dibattito: «La qualità resta»
Guidolin (Doc) e Adami (Docg): «Rispettare le caratteristiche». Castagner sui distillati: «Produttori insieme per far chiarezza»

Abbassare il grado alcolico del Prosecco per stare al passo con nuove abitudini di consumo, salva patente e salva salute.
Un tabù? Tutt’altro. All’interno del consorzio del Prosecco Doc il dibattito è già in corso. Ne parla il presidente Giancarlo Guidolin, fra gli ospiti d’onore dell’evento organizzato martedì sera a Ca’ del Poggio dal re della grappa trevigiana, Roberto Castagner.
Cena a prova di alcoltest il tema della serata a cui hanno partecipato una cinquantina fra produttori, istituzioni, ristoratori e rappresentanti del settore vinicolo.
Presenti oltre a Guidolin, anche il presidente del consorzio Asolo Montello Docg Michele Noal e Franco Adami, Conegliano Valdobbiadene Docg.
Al centro del dibattito la reazione dei consumatori al nuovo codice della strada sul quale, dice Castagner, si è fatta «cattiva informazione che ha generato paure confuse».
Lo dicono i dati, l’impatto si è tradotto in un calo delle vendite degli alcolici di circa il 20-30%. Da qui il proposito della cena: «Diffondere la cultura del bere responsabile, per conciliare sicurezza stradale e piacere di stare a tavola Made in Italy. Qui si tratta di una battaglia per la civiltà occidentale» rimarca l’imprenditore.
Negli Stati Uniti i prodotti dealcolati e a basso contenuto di alcol guadagnano fette sempre più consistenti di mercato, specie fra i giovani, ma il trend promette di trovare terreno fertile anche in Italia.

Guidolin: «Giù di mezzo grado»
«Prosecco Doc e l’aggettivo dealcolato non possono stare assieme - mette in chiaro fin da subito il presidente del consorzio Doc- entro il perimetro del disciplinare, c’è e deve esserci un dibattito sull’abbassamento del grado alcolico da condurre accanto a tecnici e professionisti che rendano possibile questa operazione nel rispetto delle caratteristiche organolettiche del vino».
Tradotto in percentuale alcolometrica, il Prosecco Doc potrebbe scendere di mezzo punto di gradazione, da 10, 5 gradi (il minimo) a 10 gradi.
È cauto dal canto suo il presidente del consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg, Franco Adami, per cui quello sul low alcol «non è un tabù, ma al momento non è nemmeno oggetto di confronto fra i consorziati», puntualizza.
«Reputiamo che il Prosecco Docg rientri già nei vini ad un livello di alcolicità medio basso, ovvero attorno agli 11 gradi, con un range di mezzo grado in più o in meno entro il quale il produttore può orientarsi, sulla base delle sue capacità di vinificazione. Un range che per noi è sufficiente».
Giù a 10 gradi? Per il Conegliano Valdobbiadene potrebbe essere troppo estremo, il vino perderebbe parte della sua finezza, spiega Adami. «Vedo comunque bene-conclude-la ricerca dell’emozione che dà degustare un calice anche con qualche linea di grado in meno, fino a 10, 8, tenendo a mente che non è la potenza calorica che contraddistingue il nostro prodotto, bensì la sua freschezza».
Un calo lieve ma comunque significativo nel bilancio di una serata a tavola dal punto di vista dell’etilometro. Spostando lo sguardo al nel mondo della distilleria, fra i pionieri del low alcol spicca proprio Roberto Castagner. Fu lui 15 anni fa a lanciare sul mercato Aqua21, soft drink a bassa gradazione alcolica, quando associare grappa e poco alcol era sinonimo di scarsa qualità. Ora le richieste dal mercato si fanno sempre più pressanti. Il prodotto, fresco di restyling, verrà presentato al prossimo Vinitaly.
Grappe: calo nell’Horeca
Reagire, assecondare il cambiamento, ma anche rassicurare chi teme che buona tavola e sicurezza stradale non possano convivere.
È la strategia dell’ad della distilleria di Vazzola che, assieme ad altri imprenditori del comparto, ha subìto il contraccolpo dell’introduzione della nuova legge.
«Il settore dei distillati ha registrato un calo del 10% delle vendite nei canali Horeca. Al contrario le vendite nel circuito della Gdo sono aumentate del 4%, segnale che chi non vuole rinunciare a bere sceglie di restare a casa» ha spiegato davanti agli ospiti riuniti a Ca’ del Poggio. «È tempo che i produttori si uniscano per fare chiarezza».
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