Prosecco e dazi, Confagricoltura: «L’export negli Usa vale un miliardo. Ora fanno scorta dei nostri vini»

Parla Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso: «L’impatto dei dazi è da valutare: il Prosecco non ne sta risentendo»

Lorenza Raffaello
Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso
Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso

Come un velo sulla luce del sole, il timore dei dazi americani incombe sul fiorente export dei prodotti enogastronomici della Marca, tanto amati negli States.

In attesa di capire quali saranno le decisioni prese oltreoceano, i produttori trevigiani si interrogano su quale potrà essere il loro futuro. Tra questi anche il presidente di Confagricoltura Treviso, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, che prima di lasciarsi prendere dal timore preferisce aspettare che le cose accadano.

Cosa dobbiamo aspettarci?

«Lo stiamo vedendo in questi giorni, in queste settimane, sui dazi stanno dicendo tutto e il contrario di tutto. Non c’è per nulla chiarezza, c’è, in compenso, molta fibrillazione. Però, possiamo osservare quello che sta avvenendo per il Messico e il Canada: cambiano le cose di giorno in giorno. In realtà, sull’Europa non si capisce ancora che cosa voglia fare il presidente americano, perché certamente non stiamo parlando delle stesse percentuali di dazi imposte agli altri Paesi».

Secondo lei l’Europa sarà meno penalizzata, quindi?

«Non ho la sfera di cristallo, ma sembra che sul vecchio continente ci siano ipotesi completamente diverse che contemplano un’implicazione molto meno forte, vediamo cosa succederà perché ormai siamo abituati a cambiamenti repentini».

Cosa può succedere per il nostro sistema, in particolare per il vino veneto e, in particolar modo, il Prosecco?

«Sono politiche che potrebbero colpire la filiera, considerando anche ciò che il vino veneto rappresenta per gli Stati Uniti: si tratta di un importante volume di esportazione in termini di numeri e di valore, dati che si attestano intorno al miliardo».

Come stanno affrontando le aziende questo periodo di incertezza?

«Le aziende si sono organizzate, hanno anticipato in gran parte le spedizioni oltreoceano per mettersi al riparo da eventuali dazi e questo lo dicono anche i numeri dell’imbottigliamento che in parte rispecchiano questa esigenza di anticipare i tempi. Poi si vedrà esattamente in che modo verranno affrontati i temi nei confronti dell’Unione Europea o dei singoli Stati, perché mi sembra che il presidente americano comincerà già a fare delle distinzioni, quindi cercando di dividere anche la controparte.

In che senso?

«Molto dipenderà da quanto saremo uniti nel rispondere a eventuali azioni fatte dagli Stati Uniti perché se andremo in ordine sparso saremo sicuramente perdenti, dobbiamo dare una risposta decisa tutti insieme, perché solo l’Europa nel suo insieme può contrastare una guerra di dazi che, francamente, non porta da nessuna parte».

È possibile quantificare l’aumento delle spedizioni in Usa?

«C’è stato un aumento dell’imbottigliamento importante nel sistema Prosecco, parliamo di un 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In questo primo trimestre le cose stanno continuando ad andare bene. È un fenomeno evidente, ed era già percepibile da novembre, dicembre».

I dazi però non interesseranno solo il vino. È corretto?

«Esportiamo anche altri prodotti, come i formaggi e i prosciutti, ci potrebbero essere conseguenze anche su tutta la filiera di produzione. Anche in questo caso dobbiamo attendere, però quello che sta emergendo oggi sembra più contenuto di quanto non si possa immaginare». 

 

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