Prof di ginnastica umilia gli studenti, un ragazzo: «Preso di mira perché grasso»
A processo per abuso di mezzi di correzione: accusato da nove alunni che hanno testimoniato in aula. Una vittima: «Ero stato lento nella corsa campestre a fine gara ha detto che mi serviva il certificato di disabilità»
Insulti omofobi, body shaming, palline da tennis o altri oggetti lanciati in testa agli alunni, colpi ai polpacci o al costato con la mazza da golf.
Le ore di ginnastica per alcuni studenti delle scuole medie di un istituto comprensivo del Coneglianese erano diventate un vero e proprio incubo. C’è chi chiedeva l’esenzione per motivi di salute e chi invece viveva quelle due ore settimanali come un vero e proprio incubo.
È iniziato con l’audizione di alcuni studenti il processo che vede alla sbarra un prof di ginnastica, S. S. , 63 anni (difeso dagli avvocati Antonella Picco e Sossio Vitale), imputato di abuso dei mezzi di correzione. Ad accusarlo nove studenti, ora diventati quasi tutti maggiorenni, sette dei quali si sono costituiti parte civile con gli avvocati Cristina Cittolin, Patrizia Vettorel e Fabiana Ceschin.
I fatti risalgono al periodo tra settembre 2017 e febbraio 2020.
«Un giorno ero ai blocchi di partenza dei 100 metri – ha raccontato un alunno, classe 2006 – e il prof mi diede un colpo al polpaccio con la mazza da golf. Un’altra volta mi ha lanciato un porta cinesini mentre correvo in palestra. Ad altri lanciava palline da tennis in testa. Diciamo che prendeva di mira chi non eccelleva nella sua materia. Un giorno non ne potevamo più e l’abbiamo segnalato alla prof di lettere, coordinatrice della nostra classe che, poco tempo dopo, ci assegnò un tema con alcune tracce tra cui quella del bullismo in generale».
Un tema scelto da uno studente coneglianese, classe 2006: «Mi prendeva di mira – ha spiegato in aula – perché diceva che ero grasso e “sfigatello” come i miei altri due fratelli che lui aveva avuto negli anni precedenti come studenti. Io scrissi tutto quello che provavo in quel tema. Alla lezione successiva, il prof venne da me e mi portò nello sgabuzzino della palestra dandomi del bugiardo. Un giorno mi disse davanti a tutti che mi serviva il certificato medico di disabilità perché ero stato lento nella corsa campestre. Ad un certo punto chiesi ai miei genitori di saltare le sue lezioni: volevo stare a casa perché erano diventate un incubo, un’umiliazione continua».
«Mi derideva davanti a tutti – ha detto un altro studente, classe 2008 di Vittorio – mi chiamava zio Fester perché avevo i capelli corti e poi guardava la foto sul cellulare e diceva: “Sei proprio uguale”. Lui ci faceva soltanto correre, le sue ore erano pesanti. Io un giorno gli dissi che mi piaceva il rugby e lui mi rispose che la palla ovale era solo per ragazzi obesi. L’ho sentito dare del gay ad altri compagni di classe. Un mio compagno un giorno si sentiva male e vomitò durante la corsa: “Gli disse di tirare su con la lingua il vomito”».
Qualche rara volta anche le ragazze finivano nel mirino del prof: «A me – ha detto una giovane, classe 2007 – mi ha dato della gallina, dicendomi che avevo un “culo da divanista”».
«A me diceva davanti a tutti – ha raccontato un giovane di Conegliano, classe 2006 – che ero basso e nano. Io ne soffrivo perché avevo quel complesso. Mi dava del disabile e avevo il terrore che sapesse che mio fratello lo era davvero».
Un’udienza ad alta tensione con la difesa del prof che ha segnalato al giudice Fraccalvieri i contatti tra chi aveva già testimoniato e chi no, costringendo il giudice a far rimanere in aula i testimoni appena sentiti. Si torna in aula a marzo.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso