«Presi soldi e Rolex dalle imprese» L’ufficiale ammette la corruzione

Il colonnello Vincenzo Corrado a processo spiega come attenuare le sanzioni alle aziende sotto verifica fiscale 

Vincenzo Corrado sostiene che quando parla al telefono scherza spesso soprattutto se vanta conoscenze e potere su queste. Ammette di aver partecipato a diverse cene conviviali con imprenditori e manager di assicurazioni. E ammette, senza grandi pentimenti, di aver ricevuto Rolex in regalo e intascato soldi, non da stipendio. I primi, sostiene, di non averli chiesti, ma li ha messi al polso “mio malgrado” e i secondi sono soldi che gli spettavano come consulente per un imprenditore. Una consulenza di venti pagine dattiloscritte, pagata 20mila euro. Naturalmente in nero. Vincenzo Corrado è un colonnello, sospeso dal servizio, della Guardia di Finanza, principale imputato nel processo Fisco e Mazzette, che ha visto finire sul banco degli imputati anche funzionari dell’Agenzia delle Entrate, un commercialista e vari imprenditori. Ieri Corrado è stato interrogato dal pm Stefano Ancillotto.

Il colonnello ha parlato per ore cercando di sminuire certi suoi atteggiamenti e frasi che secondo l’accusa fanno capire e bene, come lui si faceva pagare per aggiustare verifiche e soprattutto perché l’Agenzia delle Entrare non usasse la mano pesante nei confronti degli imprenditori una volta scoperte le irregolarità fiscali.

«David ce l’ho in mano, ce l’ho in pugno, ci parlo io». E ancora: «Gli ho steso un tappeto rosso a Cattolica, mi hanno dato un quarto del favore che gli ho fatto». Due frasi che in tribunale a Venezia i due teste Giuseppe Milone (ex direttore amministrativo di Cattolica assicurazioni) e Cesare Rindone (ex giudice tributario) hanno rispettivamente attribuito a Vincenzo Corrado. E che lui ieri ha giustificato dicendo che erano frasi scherzose. È l’ottobre del 2015 e Cattolica Assicurazione è sotto verifica, l’Agenzia delle Entrate sta per presentare un conto salato al gruppo assicurativo. Spiega Corrado: «Il giudice Rindone mi organizza una cena con vertici della Cattolica a Mestre alla Scuea e mi vengono presentati dirigenti del gruppo: Cardinaletti dg, Milone e Zatachetto. Contrariamente a quanto dice Milone è un incontro esclusivamente conviviale, Rindone vuol farmi conoscere Cattolica esclusivamente per rapporto di conoscenza per poi successivamente segnalare un nostro comune amico Mauro Ginesi per una sua eventuale assunzione. Rindone dice cerchiamo di renderci simpatici, Io sono estroverso per questo ero alla cena», Ancilotto lo incalza: non le sembra di banalizzare parlando di orologi, del dottor Ginesi alla dirette dipendenze del sindaco Tosi?». Ginesi è uomo di fiducia di Flavio Tosi a Verona. Per il colonnello è sempre una questione caratteriale. Ma alla fine arrivano due Rolex “di poco valore”.

Che Corrado sia un collezionista di Rolex, lo testimoniano i 15 orologi di questa marca trovati a casa sua quando è stato perquisito. Tra questi anche uno acquistato dall’azienda trevigiana Pasta Zara quando lui prestava servizio a Treviso. Pasta Zara ha precisato: «Pasta Zara rispetta la legge e pretende comportamenti irreprensibili anche dai propri collaboratori. Pertanto, nel ribadire la costante correttezza del proprio operato, l’Azienda precisa che mai alcuna contestazione a suo carico è stata mossa dalla Procura della Repubblica di Venezia».

Comunque Corrado si definisce un servitore dello Stato, a cui ha lasciato molte ore di straordinario, onesto tanto che, mentre ha una relazione con una donna di Bologna, vedendola arrivare agli appuntamenti con auto di lusso, compie degli accertamenti fiscali nei suoi confronti. Spiega: «Del resto sono sempre un finanziere». E ammette di aver preso le mazzette. —

C.M.

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