Petra De Zanet: «Aiutata dai medici a battere il tumore. Mai tacere di fronte al male»

Il racconto dell’ex consigliera comunale:«A Oncologia ho trovato brave persone.

Sono viva grazie alla chemioterapia»

Lorenza Raffaello
Petra De Zanet venerdì scorso alla camminata “Mai più in silenzio”
Petra De Zanet venerdì scorso alla camminata “Mai più in silenzio”

TREVISO. «Nel momento più buio mi hanno detto: sei pronta a combattere. È stato in quel momento che ho deciso che avrei sconfitto la malattia e mi sono ripromessa di non rimanere mai più in silenzio».

A parlare è Petra De Zanet, ex consigliera comunale a palazzo dei Trecento, mamma, lavoratrice instancabile e malata oncologica.

In occasione della giornata mondiale contro il tumore ovarico, De Zanet è stata promotrice insieme ad altre pazienti oncologiche, medici ginecologi e oncologi dell’ospedale di Treviso della prima iniziativa in Veneto di Acto Onlus (alleanza contro il tumore ovarico), una camminata dal titolo quanto mai dirompente: “Mai più in silenzio”.

Venerdì pomeriggio un centinaio di donne insieme ai medici si sono lasciate alle spalle il reparto di Oncologia dell’ospedale Ca’ Foncello e hanno camminato lungo la Restera, con l’obiettivo di accendere i riflettori sull’informazione intesa come arma per la prevenzione e la cura del tumore ovarico.

«Si tratta di una malattia di cui si parla pochissimo» dice De Zanet, a cui nel febbraio 2021 è stato diagnosticato un tumore ovarico al penultimo stadio, «È un male praticamente silente. Solo ora, ripensando a tutto, posso individuarne i sintomi, come l’inappetenza o la sensazione di gonfiore. Io mi sono svegliata una mattina con l’addome gonfio tanto da non riuscire a camminare, sono andata in pronto soccorso e mi hanno ricoverata immediatamente. Sono uscita dall’ospedale solo dopo 60 giorni, con la vita completamente cambiata».

Fin da subito Petra ha capito che doveva affidarsi ai medici, senza riserve: «Sono stata ricoverata in pieno periodo Covid e quindi non potevo vedere nessuno. I medici sono diventati la mia famiglia, con loro ho vissuto questa terribile esperienza, ma grazie alle loro parole, al loro approccio, ho trovato la forza per andare avanti. Non ho mai dubitato della scienza, sono viva grazie alla chemioterapia».

La malattia nel suo caso ha avuto origine genetica, da qui la sua ferma volontà di parlare di prevenzione: «Grazie all’esame del Dna si può capire se si è predisposti al tumore e quindi agire di conseguenza. A me è stato diagnosticato a 50 anni, ma se avessi fatto l’esame probabilmente lo avrei scoperto prima e non sarei arrivata a uno stadio così avanzato: invito tutti a parlarne, fare controlli e prevenzione».

«Il Papilloma Virus per esempio può infettare sia donne che uomini e può portare a tumori a collo e testa. Fortunatamente esiste un vaccino». Ora Petra De Zanet può considerarsi guarita. Certo continuerà a fare controlli, prendere farmaci e tenersi monitorata. Ma può tornare a sorridere.

Ancora più radiosa di prima: «Mi hanno aiutato gli sguardi delle persone. Di fronte alla mia testa nuda calava il silenzio. La loro soggezione spariva nel momento in cui incontravano i miei occhi fieri». Per Petra De Zanet perdere i capelli ha significato iniziare la cura, andare oltre la malattia e tornare a vivere. Ora la sua speranza è che le sue parole, la sua storia, possano servire a qualcosa di importante: convincere altre donne a sottoporsi con più attenzione a controlli periodici, a non trascurare anche il minimo sintomo. 

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