Asciutte nei canali trevigiani, decine di pescatori salvano le trote con retino e vasche
Chiuse le prese a Fener per ripulire i corsi che attraversano la Marca. La corsa per prelevare i pesci e liberarli una volta tornata l’acqua

Alle 4 è stata chiusa la presa a Fener che devia l’acqua del Piave sui canali che percorrono la Marca Trevigiana, un paio d’ore dopo sono entrati in azione i pescatori per recuperare il pesce dai canali che si stavano progressivamente svuotando.
Da Fener a Pederobba, Crocetta, Montebelluna a tutta la Marca centinaia di pescatori, divisi in squadre, sono entrati nei corsi d’acqua dove ristagnavano alcuni centimetri di acqua per recuperare le fario, le iridee, le marmorate, anche qualche cavedano, di tutte le misure.
Ogni squadra aveva il suo tratto di canale da passare al setaccio, alcuni in acqua, equipaggiati con stivaloni fino alla coscia, con storditore elettrico, retini e secchi, altri a riva con altri secchi e furgone con vasca ossigenata dove mettere le trote recuperate.

Stordite dalla scossa elettrica, vengono catturate col retino e messe nei secchi fatti salire a riva e poi messe nella vasca ossigenata dove si riprendono.
Da Fener a Crocetta all’opera erano ieri i pescatori della Medio Piave, da Crocetta a Caerano e poi lungo il canale a Montebelluna fino alla chiusa della Pedemontana Veneta erano quelli de La Fario; il giorno prima, sempre da Crocetta lungo il canale del Bosco e il Canale di Ponente fino a Villorba invece quelli dell’Amo d’Oro.
Raccolti quintali di trote, di tutte le misure, anche di 2 chili, seppur rare. E tra trote, melma e rifiuti emerge anche del materiale pericoloso: un ordigno bellico nel Ca’ Mula, una cinquantina di munizioni nel canale lungo la Castellana, tutto segnalato e consegnato ai carabinieri.
Nel tratto tra la centrale della Saper a Caerano e i magazzini comunali a Montebelluna all’opera c’è una squadra de La Fario.
«Recuperiamo meno di quello che ci aspettavamo» dice Renzo Stefani, il presidente dell’associazione, «ma il bilancio potremo farlo solo alla fine. L’anno scorso abbiamo raccolto 1.700 trote, quest’anno temiamo di arrivare solo a 700/800. Le raccogliamo e le portiamo in una grande vasca che abbiamo noleggiato e ripulito e le riporteremo nei canali quando tornerà l’acqua».

Sono 147 soci, domenica erano all’opera con sei squadre distribuite da Crocetta a Caerano e Montebelluna, tutti volontari tengono a specificare, arrivano anche dal Padovano e dal Vicentino. Ma sono delusi dai limiti che impongono i regolamenti e i soci van diminuendo di anno in anno.
«Con le nuove regole possiamo immettere 4 grammi di pesce ogni metro quadrato di canale», dice Renzo Stefani, «e di conseguenza sono stati ridotti i giorni di uscita, da tre a due alla settimana, e le catture, da cinque a quattro in modo che tutti possano pescare qualcosa. Ma così diminuiscono sempre più i pescatori».
Hanno poi una spietata ed efficace concorrenza: quella degli aironi e dei cormorani.
«Vincono loro 10 a 0», afferma un pescatore, «un cormorano mangia giornalmente tanto pesce quanto il suo peso e ne rimane ben poco nei canali, ma sono protetti e non si possono cacciare».
Stesso refrain nella concessione dell’Amo d’Oro. «Gli aironi hanno il loro supermarket nei ruscelletti dove seminiamo le trotelle, i cormorani invece nei canali dove l’acqua è alta», racconta Armando Pavan, dell’Amo d’Oro.
«I cormorani sono arrivati a Crocetta e stanno facendo strage di trote, li nutriamo in pratica noi che immettiamo il pesce nei canali, tanto che a fronte di quanto spendiamo per seminare e far crescere le trote, raccogliamo poi molto meno con la pesca. Io l’anno scorso avevo recuperato qualche quintale di trote, sabato mattina solo una ventina di pesci».
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