Patto sforato, dipendenti comunali salvi

VITTORIO VENETO. Chi paga lo sforamento del patto di stabilità? Di sicuro non i lavoratori: un accordo in tal senso è stato raggiunto tra l’amministrazione comunale e i sindacati.
Sicuramente dovranno pagare gli amministratori che hanno sforato, nel 2008, come sostiene il sottosegretario Enrico Zanetti, sulla base di quanto accertato dalla Corte dei Conti. Invece no, ribatte il sindaco Gianantonio Da Re; no perchè, a suo avviso, non c’è stato sforamento.
Ma andiamo con ordine. In un incontro avvenuto ieri con i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, il sindaco Da Re e il segretario Lorenzo Traina hanno escluso qualsiasi ricaduta dello sforamento sul personale del Comune, sia in termini salariali che occupazionali, sostenendo che le norme antielusione sono intervenute solo successivamente ai fatti contestati dalla Corte dei Conti e pertanto risulterebbero non applicabili nel caso questione.
A riferirlo a margine dell’incontro sono Alberto Lopin della Cgil, Valeria Nassuato della Cisl e Francesca Marin della Uil. «È stata pienamente condivisa la firma dell’accordo di intenti tra organizzazioni sindacali, rsu e parte pubblica», sottolineano, «in cui vengono riconfermate le rassicurazioni e si concorda che nel caso dovessero intervenire nuove disposizioni sulla materia, tali da ripercuotersi sul salario dei lavoratori, si esploreranno, unitariamente, tutte le possibili soluzioni tecnico-amministrative e politiche affinché il personale dell’Ente non paghi ingiustamente per una responsabilità che non è sua». «Patto sforato? Prima allora paghi Roma»: è la risposta del sindaco al sottosegretario alle finanze, Zanetti, che lo ha invitato a far pagare agli amministratori come deliberato dalla Corte del conti per lo sforamento del 2008. «Non riteniamo che la precedente amministrazione abbia sforato il patto di stabilità, anzi il Comune di Vittorio Veneto è sempre stato uno dei più virtuosi a livello nazionale, e giustamente è stato riportato come sia stato dimezzato in questi ultimi 9 anni il debito pro capite dei cittadini vittoriesi», ribatte Da Re, «E se il Comune di Vittorio deve pagare, io dico che la Corte dei Conti debba prima fare pagare anche il Comune di Roma e i suoi amministratori, molti dei quali compagni di partito del sottosegretario, che come riconosciuto dalla ragioneria generale dello Stato ha qualcosa come 14 miliardi di debito, e l’importo non è ancora esattamente definito. Pertanto ha sfondato di molto il patto». Il sindaco ricorda come il solo bilancio della Regione Veneto sia di 13 miliardi, di cui 9 miliardi per la sanità. Il sindaco è puntiglioso nella replica, specificando al rappresentante del Governo tutta una serie di punti.
Ricorda, ad esempio, che gli amministratori del Comune e il presidente del collegio dei revisori si sono recati proprio al ministero dell’economia e delle finanza nel gennaio 2011 per avere chiarimenti sulle possibili sanzioni. «I dirigenti del ministero ebbero a chiarire che per quanto successo a Vittorio Veneto nel 2008 non c’erano sanzioni in quanto non esisteva una norma di legge che prevedesse il caso. Nel merito dell’operazione», spiega poi il sindaco, «Il Comune di Vittorio ha utilizzato esclusivamente i soldi dei cittadini vittoriesi quali riserve presso le farmacie comunali il cui importo era stato stimato dal perito nominato dal tribunale di Treviso in oltre 5 milioni e 800 mila euro. Dunque il Comune, unico azionista della società ha utilizzato l’importo di oltre circa 2 milioni di euro per pagare le scuole di Forcal e di San Giacomo, mentre il Comune ha acquistato la Mafil nel 2005 con un mutuo di 20 anni al tasso dello 0,52 %».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso