Parigi, rete del terrore tra la Siria e il Belgio

La mente degli attentati è l’ex capo della cellula di Verviers, ora latitante Caccia aperta a Salah. A Molenbeek arrestato il presunto artificiere

ROMA. Salah Abdeslam, il ricercato numero uno per il massacro di Parigi, è ancora in fuga. Ma mentre emerge l’identikit della “mente” delle stragi, il belga di origine marocchina Abdelhamid Abaaoud, capo della cellula di Verviers smantellata a gennaio, a cadere in trappola è l’artificiere del commando. Mohamed Amri, 27 anni. Finisce nella gigantesca rete della caccia ai killer a Molenbeek, ghetto arabo di Bruxelles. È lui il proprietario della Golf sequestrata a rue Dubois Thorn, utilizzata da Abdeslam per tornare in Belgio dopo le stragi, una volta abbandonata a Montreuil, banlieu di Parigi, la Seat nera con i tre kalashnikov.

L’esplosivo in casa. Nella sua abitazione viene scoperta una grande quantità di nitrato, utilizzato per fabbricare esplosivi: per gli inquirenti solo un artificiere esperto può avere realizzare le cinture esplosive indossate dai kamikaze di Parigi, tutte identiche e tutte composte di Tatp, perossido di acetone, un materiale potente, ma instabile. Il suo arresto non è ufficialmente confermato, ma il suo nome viene rivelato da fonti vicine all’intelligence come Dominique Rizet e dalla tv belga Bfm-tv, secondo la quale sarebbe già in carcere. Interrogato sabato scorso, Amri aveva confessato di essere andato a prendere Salah a Parigi, ma aveva dichiarato di essere all’oscuro di quanto era accaduto nella capitale francese. Ieri il fermo, mentre a Molenbeek era in corso un gigantesco blitz, con cecchini sui tetti e blindati in strada, durante il quale due persone (una sarebbe Amri) vengono arrestate. Cinque persone, fermate sabato, vengono rilasciate.

I blitz in Francia e Belgio. L’operazione di Molenbeek segue una massiccia azione della polizia in Francia: in 19 compartimenti del Paese, da Lione a Grenoble, vengono eseguite 168 perquisizioni: 23 persone, molte delle quali sospettate di radicalismo islamico, vengono arrestate, 31 armi, alcune delle quali da guerra, vengono sequestrate. Da venerdì, rivela il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, 104 persone sono state messe agli arresti domiciliari. Tra gli arrestati spicca un uomo residente nella zona di Lione: nella sua abitazione e in quella dei genitori vengono scoperti un lanciarazzi, armi e munizioni.

«È una strage pianificata in Siria e organizzata in Belgio con la complicità di francesi», ripete il presidente François Hollande. «E il terrorismo può colpire ancora nei prossimi giorni - dichiara il premier francese Manuel Valls - Sapevamo che c’erano operazioni in preparazione e che ci sono operazioni in preparazione non solo contro la Francia» ammette, mentre anche l’intelligence Usa conferma di avere avvertito la Francia di i attacchi imminenti, ma senza avere «informazioni specifiche».

Cinque terroristi identificati. Degli otto jihadisti in azione a Parigi, sette dei quali morti negli attacchi, cinque hanno ora un nome. L’ultimo a essere stato identificato è Samy Amimour, 28 anni, nato a Parigi e originario di Drancy. Era oggetto di un mandato di arresto internazionale e indagato per una vicenda di terrorismo: secondo la famiglia era stato in Siria nel 2013. Con altri due kamikaze, uno dei quali era Omar Ismail Mostefai, 29 anni, ha portato lo sterminio dentro il teatro Bataclan prima di farsi esplodere. Allo Stade de France c’erano invece il 20enne Bilal Hafdi e un uomo la cui identità è ancora incerta: accanto a lui un passaporto siriano intestato ad Ahmad Al Mohammad, transitato dalla Grecia a ottobre. La procura di Parigi ha confermato ieri che c’è «concordanza» tra le impronte del terrorista morto e quelle rilevate in Grecia, ma l’autenticità del documento è dubbia. Si tratterebbe di un passaporto falso, con una identità usata più volte: nel centro di accoglienza di Presevo, in Serbia, la polizia ha arrestato un migrante in possesso di un passaporto identico. L’unica difformità è la foto. C’è, infine, Brahim Abdeslam, 31 anni, fratello di Salah, che ha azionata la sua cintura esplosiva sul boulevard Voltaire deserto.

La mente degli attentati. A pianificare l’azione, secondo gli inquirenti belgi, sarebbe stato Abdelhamid Abaaoud, 28 anni, cervello della “cellula” jihadista smantellata a Verviers il 15 gennaio, dopo la mattanza nella redazione di Charlie Hebdo e amico d’infanzia del super-ricercato Salah, con cui aveva commesso piccoli crimini a Bruxelles, dallo spaccio di droga ai furti, e di Brahim. Era stato segnalato, proprio a gennaio alla periferia di Atene. Sembra essere estraneo ai fatti invece il terzo fratello Abdeslam, Mohamed, ieri rilasciato dalla polizia belga. Davanti ai giornalisti dichiara di essere all’oscuro delle attività dei fratelli: «Salah? Non sappiamo dove sia, né se si consegnerà. Ma è un ragazzo assolutamente normale. Né sapevamo che Brahim fosse a Parigi venerdì: sono grandi, non chiedevamo dove andassero. Siamo sconvolti da quello che è accaduto, quello che sappiamo l’abbiamo saputo dalla tv».

L’allarme in Italia. Mentre la caccia a Salah è ancora in corso, al mattino scatta l’allarme anche in Italia per la segnalazione di una Seat nera con a bordo un presunto terrorista che potrebbe avere attraversato la frontiera a Ventimiglia. Ma nel pomeriggio l’allarme rientra. L’auto è quella segnalata a tutte le polizie europee subito dopo le stragi, poi ritrovata a Montreuil.

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