Chiude dopo 160 anni l’osteria del “führer” a Colmaggiore di Tarzo
Il Fire fu fondato da un austroungarico, il locale ha intrecciato la sua attività a eventi storici. La titolare Bruna Zuanella lascerà a fine anno per la pensione: «Il mio desiderio è che chi entra in osteria si senta come a casa, come in famiglia»

Addio a un locale storico. «Sono tempi duri. Ho una clientela di una certa età che diminuisce sempre più e vado in pensione». Ha un groppo alla gola Bruna Zuanella nell’annunciare la chiusura a dicembre, dopo 160 anni, della storica osteria “Fire” a Colmaggiore.
Un colpo di spugna su un pezzo di storia popolare, fatta di ombre e infuocate partite a briscola e tresette, regno di una clientela tutta maschile. Il nome è originale, “Fire”, da führer, il capo (nulla a che vedere, ovviamente, con Hitler). Un lontano ricordo delle origini austroungariche dell’antica osteria di Colmaggiore.
Il “führer” era il bisnonno Francesco “Checo” Dal Gobbo, arruolato nell’esercito austroungarico come intendente del comandante. Per quel suo ruolo era conosciuto in paese appunto come il furher capo. Fu lui a ottenere nel 1865 la licenza di «vendere vino presso la propria abitazione di Calmaggiore di Sopra».
«La ottenne», puntualizza Bruna Zuanella, «come premio per aver fatto qualcosa di buono. Da allora in famiglia abbiamo tirato avanti grazie a quella licenza». Il “Fire” resistette pure al passaggio dall’Impero Austriaco all’Italia dei Savoia, il cui governo rinnovò la licenza nel 1866. “Checo” Dal Gobbo non immaginava certo che la sua creatura avrebbe resistito a due guerre, alla dittatura, per approdare alla repubblica fino ad arrivare all’era digitale. Dal Gobbo, che da soldato si trasformò in oste, alla fine dell’Ottocento lasciò il locale in eredità alla figlia Teresa, che col marito Andrea Zuanella gestì l'osteria sino al 1954.
La linea dinastica degli osti è poi proseguita con il figlio Giobatta e poi con il fratello Angelo e sua moglie Oliva. Fino alla loro figlia Bruna Zuanella, 67 anni ad ottobre, attuale ostessa del bar “Fire Zuanella”.
Quel microcosmo, fatto di uomini di mezza età che ogni pomeriggio sciamano da Tarzo ma anche da Forcal, Follina, Vittorio Veneto, Revine, ora sta esaurendo il proprio tempo, con l’assottigliarsi irreversibile di quel genere di clientela.
«Serve un sorriso, per tutti» dice l’ultima ostessa Bruna Zanella, «Il mio desiderio è che chi entra in osteria si senta come a casa, come in famiglia. Ma continuare a gestire il locale diventa sempre più faticoso. Visto che ho raggiunto l’età della pensione, ho deciso di salutare per sempre un’attività a cui comunque sono stata molto legata. Ma non lascio subito. Spero davvero di resistere fino a fine di quest’anno».
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