Omicidio di Preganziol, l’autopsia rivela le botte prima dell’accoltellamento
L’esame sulla salma di Mauro Pereni ha stabilito che c’è stata una colluttazione, poi è arrivato il fendente. Sul corpo dell’elettricista di 66 anni sono strati trovati segni di graffi di Barbara Mazzariol

È morto a causa di una coltellata inferta al cuore l’elettricista Mauro “Ciba” Pereni, 66 anni. Un unico colpo vibrato con un coltello da cucina da Barbara Mazzariol, 56 anni, la donna che, domenica 16 marzo, è stata arrestata per tentato omicidio in un’abitazione di via Fratelli Bandiera a Frescada di Preganziol.
Poche ore più tardi l’accusa s’è aggravata in omicidio volontario, quando Pereni è morto all’ospedale di Treviso mentre i medici tentavano disperatamente di salvargli la vita con un intervento chirurgico. Ma, ciò che è emerso di nuovo giovedì 20 marzo dall’esame autoptico, è che la vittima aveva dei graffi sul corpo, segni evidenti di una colluttazione avvenuta con Mazzariol poco prima di infliggergli la coltellata mortale al petto.
L’esito dell’autopsia, effettuata nel primo pomeriggio di giovedì dal medico legale veneziano Antonello Cirnelli, è chiaro: Pereni è morto per un solo colpo, sferrato all’altezza del cuore. Il fendente è stato violento anche se non abbastanza da ucciderlo subito. Pereni è riuscito infatti ad andare in cucina e a lanciare l’allarme al 118, oltre che a salire autonomamente sull’ambulanza che l’avrebbe trasportato poi all’ospedale di Treviso. Nella notte, un’emorragia ha costretto i medici a trasportarlo in sala operatoria, dove è morto durante il disperato tentativo di salvarlo.
Il medico legale ha chiesto 90 giorni di tempo per poter poi stendere una relazione definitiva anche in vista delle analisi di laboratorio che dovranno stabilire le condizioni psico-fisiche di Pereni al momento dell’aggressione.
Per il momento Mazzariol rimane rinchiusa nel carcere femminile della Giudecca a Venezia. La donna s’era presentata visibilmente scossa all’udienza di convalida dell’arresto, nella mattinata di mercoledì 19 marzo, e s’era avvalsa della facoltà di non rispondere. Ragione per la quale il giudice Piera De Stefani ha disposto che rimanga in carcere. La donna trevigiana, con un passato non facile alle spalle, nonostante sia incensurata, è accusata di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi. Un’aggravante da ergastolo che esclude la possibilità di accedere a riti alternativi come l’abbreviato.
Le indagini dei carabinieri continuano anche se ormai la situazione sembra cristallizzata. Importante sarà capire quale sarà la versione dei fatti che darà Mazzariol. Ma i suoi legali, gli avvocati Barbara Guolo e Benedetto Pinto la torneranno a sentire soltanto nei prossimi giorni. Il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, che coordina le indagini, con ogni probabilità rilascerà nelle prossime ore ai famigliari il nulla osta per la sepoltura della salma di Pereni.
Un particolare anomalo, rispetto all’epilogo della vicenda, è che proprio la settimana scorsa Mazzariol s’era presentata, assieme a Pereni, in municipio a Preganziol per chiedere di spostare la residenza nella casa di Frescada. Domenica, però, i due avevano litigato per tutto il giorno. Fino al tragico epilogo.
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