Uccise la madre guidato dalle voci: è schizofrenico, chiesta l’assoluzione

Il delitto di Conegliano. Secondo il pm, Ippolito Zandegiacomo era incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio. La sua patologia lo rende socialmente pericoloso: avanzata la richiesta che resti in una struttura

Marco Filippi
Ippolito Zandegiacomo
Ippolito Zandegiacomo

Assoluzione perché quando uccise la madre e squartò il suo gatto era del tutto incapace d’intendere e volere. È la richiesta del pubblico ministero Michele Permunian alla Corte d’assise di Treviso, presieduta dal giudice Umberto Donà, per Ippolito Zandegiacomo, 60 anni, l’uomo che il 24 ottobre del 2022 massacrò l’anziana madre Maria Luisa “Gina” Bazzo, nel suo appartamento al terzo piano di una palazzina al civico 105 di via Einaudi a Parè di Conegliano. Una richiesta alla quale si è associata anche la difesa, rappresentata dall’avvocato Danilo Riponti.

I disturbi

Stando a quanto emerso in aula, Zandegiacomo, che ha presenziato all’udienza tramite un video-collegamento dal Rems di Nogara, dove è ricoverato, soffre di schizofrenia paranoide. Durante i deliri, sente una voce femminile che gli dice cosa fare. È quanto successe quando uccise la madre. Ed è quanto successe, due mesi esatti dopo l’omicidio, quando Zandegiacomo, mentre si trovava in carcere a Santa Bona a Treviso, tentò di suicidarsi tagliandosi la gola con il coperchio di una scatoletta di tonno. Fu salvato in extremis e gli furono applicati 16 punti di sutura.

«È pericoloso»

Pubblica accusa e difesa hanno anche concordato sul fatto che Zandegiacomo, in base alle perizie, rimane socialmente pericoloso. Per questo motivo il pm Permunian ha chiesto che all’imputato venga applicata la misura cautelare della permanenza al Rems di Nogara per essere curato per un periodo che determinerà la Corte d’assise. Il processo è stato aggiornato al 16 aprile per la sentenza.

«Una mano mi ha guidato ad uccidere mia madre. Non volevo farlo perché le volevo bene. Non so cosa mi sia successo perché lei era il mio punto di riferimento. Non ricordo nulla dei momenti in cui la colpivo». Furono queste le prime parole dette, dopo essersi svegliato dalla sedazione all’ospedale, da Zandegiacomo, due settimane dopo aver massacrato l’anziana madre.

Zandegiacomo da anni era alle prese con il problema dell’alcol e gli esami tossicologici a cui è stato sottoposto poco dopo l’arresto lo avrebbero confermato. Da parte sua, l’avvocato Danilo Riponti spiegò a suo tempo: «È chiaro che ci troviamo di fronte a un caso psichiatrico più che giudiziario».

Il crescendo di episodi

Secondo quanto è emerso dalla documentazione sanitaria, dal 2000 in poi Zandegiacomo aveva dimostrato un crescendo di episodi impulsivi e aggressivi, abusava di alcol e si rendeva protagonista di episodi senza senso. Nel dicembre del 2005 s’era portato in camera 15 chili di sale perché pensava di essere stregato e spiato. Un crescendo di comportamenti ostili anche verso i genitori.

Il giorno in cui uccise la madre, disse ai sanitari di aver sentito voci che gli avrebbero detto di prendere la donna per il collo. Dal 2006, quando aveva 41 anni, in poi, Zandegiacomo non ebbe più alcuna occupazione. Da giovane vinse anche 40 milioni di lire al Lotto: si licenziò e andò in Thailandia.

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