Obitorio e funerali blindati per il capo rom morto di Covid a Montebelluna

Carabinieri a presidio per l’assembramento di parenti di Muharem Salkanovic. Saranno presenti anche in cimitero

MONTEBELLUNA. Un nutrito gruppo di uomini davanti all’ingresso dell’obitorio, un tavolino messo in mezzo al parcheggio con sopra bibite e qualche snack, una fila di camper lungo il lato del parcheggio. E tanti carabinieri nei pressi a tenere d’occhio quanto accadeva, pronti a prevenire eventuali tensioni. Non hanno rinunciato a dare l’ultimo saluto al patriarca Muharem, i membri della famiglia Salkanovic, e ieri, due alla volta, sono stati ammessi all’interno dell’obitorio per dare un ultimo saluto alla salma del patriarca deceduto per covid all’età di 65 anni l’ultimo giorno dell’anno.

Come nei giorni dopo il decesso, come nei giorni in cui è durato il ricovero, prima a Castelfranco e poi al San Valentino di Montebelluna, figli e nipoti non hanno mai cessato di essere presenti. Quando era ricoverato, scambiandosi un saluto a distanza: Muharem dalla finestra della sua camera d’ospedale, i famigliari dal parcheggio. Anche poco prima che morisse lo avevano salutato a distanza e dopo il decesso volevano rendere omaggio alla salma ma con le regole anti-covid non era possibile. Martedì 4 è stata trovata la soluzione e due alla volta sono potuti entrare per sostare qualche minuto davanti alla bara, mentre a vigilare c’era un nutrito gruppo di carabinieri al comando del capitano Gabriele Favero.

E ci sono anche mercoledì mattina, per i funerali. Proprio per evitare che la cerimonia funebre sfoci in un pericoloso assembramento,  c’è stato un vertice in Prefettura ed è stato deciso che in cimitero (niente chiesa, sono musulmani) potranno entrare ad accompagnare la bara fino alla tomba solo in 15, gli altri dovranno rimanere all’esterno. Ad attenderla i tanti Salkanovic arrivati da tutto il Nordest e anche dalla Croazia, ma anche i carabinieri a garantire che non ci sia un assembramento e che entrino più delle 15 persone previste.

Muharem Salkanovic era arrivato con la famiglia a Montebelluna negli anni ’80. Inizialmente si era accampato all’ex “X Martiri”, poi aveva acquistato un’area lungo la Feltrina a Pederiva e lì i nuclei familiari si erano moltiplicati e con loro le casette prefabbricate e i camper. Era stato ricoverato il 18 dicembre all’ospedale di Castelfranco per un dolore alla spalla e acqua in un polmone, al momento delle dimissioni era risultato però positivo e quindi portato nel reparto covid del San Valentino, dove la notte dell’ultimo dell’anno è deceduto. Appena la salma è stata portata in obitorio, sono cominciate le veglie e le pressanti richieste di poter entrare per rendere omaggio al patriarca. —

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso