Nuovi assunti a Treviso, otto su dieci sono precari
Cgil: nell’ultimo anno boom di contratti a tempo determinato. E rallenta la raccolta degli ordini da parte delle aziende
«Nella provincia di Treviso l’80% dei contratti di assunzione stipulati nell’ultimo anno sono precari, e il primo trimestre del 2023 ha fatto registrare ordini in calo per le aziende dell’abbigliamento, del legno e del mobile, settori manifatturieri storicamente trainanti per il nostro territorio: ci attende un autunno duro al rientro dalle ferie, per questo sollecitiamo il governo a prendere provvedimenti».
È l’allarme lanciato dal segretario generale della Cgil, Mauro Visentin, che venerdì ha presieduto lo “Slow mob”, una manifestazione di 8 ore in piazzetta Aldo Moro a Treviso, che ha coinvolto centinaia di partecipanti tra lavoratori, associazioni e partiti politici di sinistra. «I trevigiani che sono stati assunti a cavallo tra il 2022 e il 2023 hanno avuto contratti a tempo determinato, o a somministrazione da parte delle agenzie interinali, o i cosiddetti “a chiamata”, per non parlare delle “finte partite Iva”, che nella realtà si configurano come lavoro dipendente soprattutto nei settori del turismo, del commercio e dei servizi. La precarietà comporta una serie di conseguenze drammatiche sulla qualità della vita, perché oltre all’instabilità economica, non si possono ottenere prestiti dalle banche, non c’è una definita contribuzione per la pensione, si diventa più ricattabili, e anche le aziende ci rimettono, perché non fidelizzano il lavoratore. Una prassi che persiste da qualche anno e che investe non solo il privato ma anche il pubblico, che preferisce esternalizzare i suoi servizi servendosi di cooperative o simili».
Una situazione che si aggrava se si tiene conto anche dei dati, forniti dalla Cgil, relativi all’andamento degli ordini dal mercato interno ed estero del settore manifatturiero nella provincia di Treviso. La perdita del potere d’acquisto dei consumatori, per effetto dell’inflazione, ha creato debolezza nella domanda nel primo trimestre del 2023: la raccolta dei nuovi ordini si contrae, su base annua, dello 0,9% per il mercato interno e del 4,5% per il mercato estero. A soffrire di più sono il sistema moda con un -5,8% e il settore del legno e del mobile con un -2,1%.
Alla manifestazione hanno testimoniato lavoratori di vari settori, che nella propria esperienza personale riflettono l’andamento generale. «Io sono operaio in una grande fabbrica della zona – racconta Ivan Bellotto, rappresentante sindacale – e posso dire che la maggior parte delle nuove assunzioni avvengono tramite agenzia interinale, con una sparizione completa della parte femminile: le donne sono assunte solo nei periodi di maggiore necessità di manodopera e poi lasciate a casa».
Andrea Artuso è invece un infermiere della Ulss 2 che denuncia quali siano gli effetti dei tagli alla sanità, a livello nazionale, che si ripercuotono a livello regionale: «Per coprire l’assistenza dovuta ai pazienti devo fare turni estenuanti, e per mandare in ferie i colleghi devo rinunciare ai miei riposi o fare addirittura prestazioni aggiuntive».
Da 22 anni Francesco Alogna lavora nel deposito ferroviario di Treviso: «All’epoca della mia assunzione eravamo in 60 nella manutenzione, oggi siamo la metà e solo 8 assunti dalle ferrovie, il resto sono lavoratori di ditte esterne».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso