Nella Marca l’inflazione vola all’8,9 per cento. Salasso da 2.170 euro per ogni famiglia

Treviso e provincia nella top ten nazionale dei rincari. Stangata sulle materie prime, ma anche su pane e ortofrutta
Mattia Toffoletto

TREVISO. La Marca nella morsa del carovita: con un’inflazione del più 8,9% a luglio 2022 rispetto al luglio 2021, e una spesa extra per una famiglia media da 2.170 euro su base annua, siamo nella “top ten” italiana del portafoglio alleggerito. Caro bollette e caro carburante hanno fatto schizzare i costi, a cominciare dai generi alimentari: sul banco degli imputati anzitutto pane e pesce, con balzi del 20% nel giro di 12 mesi.

Emblematico il parallelo 2021-2022 sull’inflazione, frutto di un’elaborazione Adico (Associazione difesa consumatori) Veneto, stessa fonte degli aumenti dell’alimentare: se nel luglio 2021 si toccava il più 1,9%, un anno esatto dopo si registra un incremento addirittura di otto unità.

L’indagine

Se il 10% raggiunto da Bolzano (fonte il dossier pubblicato dall’Unione nazionale consumatori), suo il poco ambìto primato dell’inflazione più alta, è ancora fortunatamente lontano, l’impennata trevigiana (con annesso surplus di spesa per le famiglie) risulta in linea con una città metropolitana quale Milano: lì il caro prezzi vale più 8,1%, con uscite supplementari per le famiglie stimate in 2.199 euro.

Insomma, poco più dei 2.170 calcolati dall’Adico per Treviso (180 euro in più al mese), prendendo in esame una famiglia composta da quattro persone, con un appartamento da 85-90 metri quadrati e due auto.

Materie prime

Aumenti sovrapponibili, restando in Veneto, a quelli di Padova: più 8,7%, 2.025 euro di costi aggiuntivi. A far lievitare l’inflazione sono stati i rincari nell’energia, primi “colpevoli” degli incrementi evidenziati nei generi alimentari. Una fiammata cui hanno contributo la guerra in Ucraina e la siccità dell’estate più rovente di sempre.

Alimentari

Così è interessante notare come il settore ittico, con i prezzi schizzati del 20%, sia fra quelli che più stanno mettendo a dura prova le famiglie: stando alle rilevazioni provinciali dell’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo economico, 1.000 grammi di salmone fresco costavano mediamente 17,45 euro a Treviso nel luglio 2021, mentre nel mese scorso si è saliti a 23,61.

Non sfugge l’aumento nel prezzo del pane, che i bene informati temevano già lo scorso inverno, sull’onda lunga della siccità del Nord America: per 1.000 grammi di pane fresco con farina di grano tenero si sono pagati a luglio 4,93 euro, mentre un anno prima servivano 4,26 euro.

Verso un autunno caldo

Balzi pure nell’ortofrutta, per cui l’Adico ha rilevato punte del 18%. Restando al paniere trevigiano, 1.000 grammi di pomodori da sugo Piccadilly, nel periodo clou dell’estate, costavano 3,16 euro nel luglio 2021, mentre dodici mesi dopo si è saliti a 3,82. Più piccolo il ritocco nelle mele golden delicious: il solito quantitativo valeva un anno fa 2,23 euro, mentre ora si è saliti a 2,29.

Se l’inflazione è alle stelle, come può difendersi il consumatore? «Cercando di concentrare le energie sull’essenziale, evitando il più possibile il superfluo», il consiglio di Carlo Garofolini, Adico Veneto, «serve oculatezza, anche perché non si risparmia più neppure con gli alimenti a chilometri zero. Oggi, paradossalmente, per certi “pezzi” dell’ortofrutta convengono i prodotti provenienti dall’estero».

E se il presente è nebuloso, i timori maggiori riguardano i prossimi mesi: «Il rischio concreto è che il caro energia pesi ancora di più. Perché si accenderà maggiormente la luce in casa, facendo più buio presto. Perché si guarderà di più la tivù, uscendo meno. Temo un autunno caldo, da lacrime e sangue».

Il caro energia è indicato come elemento trascinante dell’inflazione: «A incidere sono i generi alimentari, dal pane ai freschi. Ma sono aumentati pure i servizi alla persona, dal barbiere al centro estetico, e i beni per la casa, ossia mobili e accessori». Così Garofolini illustra la propria ricetta: «Il prossimo governo dovrà intervenire sulle speculazioni. Si tratti del carburante o del costo delle ciliegie».

Artigiani “resistenti”

Uno studio di Confartigianato Treviso evidenzia, tuttavia, la minore inflazione per i servizi artigiani, baluardo di resistenza al caro energia. Si rileva infatti un’inflazione del 3,4%, che nella Marca, alla luce del tasso generale dell’8,9%, significa un potenziale risparmio di oltre 7 milioni. «Stiamo cercando di fare il possibile per assorbire i costi dell’energia», osserva Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Treviso.

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