Mulino della Pescheria Le pale cadono a pezzi assieme all’idea di illuminare l’isola

L’antica ruota di Rivale Comisso è ormai distrutta da incuria e gelo Sulla gemella restaurata la targa «Darà energia alla zona». Mai fatto 
de wolanski agenzia foto film treviso roste in pescheria
de wolanski agenzia foto film treviso roste in pescheria

in città

È da sempre, suo malgrado, il fratello meno noto, meno fotografato e appariscente. Ed oggi anche quello meno curato. Siamo tra i mulini della Pescheria, uno dei luoghi che contraddistinguono la bellezza della città e ne raccontano la storia (fino a metà ’800 le roste erano quasi una sessantina), ma oggi se da un lato, sotto il palazzo del Molinetto, la ruota gira restaurata di fresco; dall’altro lungo Riva Cagnan Commisso la gemella è in condizioni disastrose: le pale in legno sono state distrutte dal lavoro dell’acqua e del gelo, i chiodi in ferro arrugginiti tintinnano inutili, e la ruota gira come scheletro di quella che era in passato. Doveva essere restaurata anch’essa, si disse, quando si restaurò la sorella, ma così non è stato, tra difficoltà burocratiche e amministrative (ricade su un condominio privato). E il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti, come è ben impresso nell’acciaio è il progetto mai realizzato di trasformare la Pescheria in un’isola green. È tutto scritto proprio sulla targa che ricorda i lavori al Molinetto: «Il restauro di questa ruota consentirà di illuminare con luci sommerse l’isola della Pescheria» c’è scritto (pure in inglese). Era il 2017. Si pensava di installare luci subacquee sotto l’isola e alimentarle grazie all’energia idroelettrica prodotta dalla ruota. L’idea è rimasta su targa, e su modellino come tutto il piano idroelettrico che venne ipotizzato all’epoca sulla scorta degli studi dell’architetto Fiorenzo Zanin. Il professionista aveva studiato dei prototipi di turbina capaci di generare energia grazie alla spinta dei canali cittadini. Uno venne messo e tolto per un test proprio al fianco del mulino della Pescheria («quello bello», come dice un passante). Si ipotizzò che in città potessero esserci una decina di punti convertibili in centraline idroelettriche. Che fine ha fatto il progetto? È rimasto nei cassetti, e nei cartelli esposti da tre anni in Pescheria e pure a Ca’ Sugana. Si farà mai? «Non abbiamo cestinato nulla di quel che è stato studiato» risponde l’assessore all’Ambiente Alessandro Manera, «va detto però che prima di ipotizzare simili interventi è bene avere chiara la ricaduta economica, il rapporto costi benefici, le ricadute sull’ecosistema. Per non parlare della lunga trafila burocratica per un simile intervento». Che suona più o meno come un «no». —



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