Morto in garage a Treviso: Conte va in Procura e attacca Django
Il sindaco presenta un esposto: «Va chiarito se ci siano responsabilità e come sia avvenuto lo sfratto di Marco Magrin». Il proprietario dell’immobile è un attivista del centro sociale che da tempo si batte per l’emergenza abitativa in città
Mario Conte presenta un esposto in Procura: «L’obiettivo è capire se ci sono responsabilità sulla morte di Marco Magrin. Si deve capire se l’uomo è stato sfrattato, se c’era un contratto, se il proprietario dell’immobile sapeva che l’uomo viveva nel garage. Voglio andare a fondo a questa storia».
Il sindaco è perentorio, soprattutto dopo che la sua amministrazione è stata oggetto di critiche da parte dell’opposizione e dal centro sociale.
Il caso è scoppiato in seguito alla tragica morte di Marco Magrin, padovano di 53 anni con un passato difficile, fatto di espedienti, deceduto all’interno del suo garage, dopo che gli è stata cambiata la serratura dell’appartamento di Strada Castagnole, dove aveva vissuto fino a settembre.
Il proprietario dell’immobile è Andrea Berta, attivista del centro sociale Django e dell’associazione Caminantes, noto per aver manifestato contro l’amministrazione sul tema dell’emergenza abitativa e degli sfratti alle fasce deboli della società.
«Gli attivisti del Django hanno sempre parlato di moralità, hanno attaccato l’amministrazione, peccato che mentre manifestavano stavano cambiando la serratura di un appartamento lasciando fuori un uomo ai margini. Quindi esistono sfratti giusti e sfratti sbagliati? », tuona Conte. «Di fronte ai temi del disagio bisogna essere seri, bisogna parlare di politiche sociali vere, di accompagnamento dei servizi sociali verso un miglioramento. Se avesse segnalato la presenza dell’uomo nell’appartamento attraverso i canali istituzionali forse le cose sarebbero andate diversamente».
Da Django è arrivata l’accusa a Conte: «Magrin aveva scritto un messaggio su Facebook al sindaco e non aveva ricevuto risposta». Il sindaco non esita e risponde: «Un messaggio social non è un canale istituzionale. Django non è più un interlocutore attendibile. Da oggi non potranno più parlare di emergenza abitativa. Mai più».
«L’emergenza abitativa non è uno slogan né una battaglia ideologica, chi come Django la affronta solo per risalto mediatico non fa altro che alimentare il problema», afferma Alberto Ciamini, consigliere comunale di FdI. «Risuona come un contrappasso Dantesco il caso dell’attivista di Django», prosegue Ciamini, «che millanta ospitalità salvo poi lavarsi quando ad essere toccata è la sua proprietà».
«Fratelli d’Italia non intende in alcun modo strumentalizzare a meri fini politici il decesso di un nostro concittadino causato dall’indifferenza e marginalizzazione della persona» aggiunge Guido Bertolazzi, capogruppo di FdI a Ca’ Sugana, «In ogni caso questo tragico episodio scuote profondamente la nostra comunità tanto da richiamarci all’urgenza di affrontare le sfide legate alla povertà e alla mancanza di alloggi».
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