Morto Fausto Pajar, scrittore e giornalista. Vide la strage dell’Heysel
e al Gazzettino, amava i viaggi e il settore enogastronomico.
La casa a Quinto lungo il Sile
Lo ha stroncato un tumore molto aggressivo, nel giro di un mese. Fausto Pajar, scrittore e giornalista – cognome che il fascismo italianizzò in Paiar, ma lui voleva rispettare la storia – è spirato l’altra notte, alle 2, a casa dei Gelsi.
Aveva 75 anni. Fino alla diagnosi era ancora attivissimo, per curare le presentazione del suo ultimo libro. Con lui si perde uno dei giornalisti più legati al territorio, e alle radici storiche del Nordest. Cronista sempre, scrittore dentro, amava la montagna e gli animali, la cucina ed il buon vino.
Era nato a Longarone, da famiglia trentina della val di Non, padre carabiniere: si era diplomato al classico dai salesiani a Rovereto. Giovanissimo, aveva assecondato ben presto la passione per la scrittura ancora studente delle superiori, corrispondente dal Salorno, per l’”Alto Adige”, che infine lo assume quando a Bolzano aprirà il Giorno. Professionista alla fine degli anni ’60, approdò infine al “Gazzettino”, che aveva aperto una redazione in Trentino, successivamente a Vicenza, quindi Udine, durante il terremoto del 1976, Treviso e Mestre.
Per decenni aveva curato le pagine del turismo, dell’enogastronomia, coltivata in tempi non sospetti, e davvero fu uno dei precursori della valorizzazione del territori e della cucina. Nel 1985, inviato allo stadio Heysel a seguire i tifosi juventini del Veneto, vide da pochissimi metri la strage dei tifosi sulla tribuna “Z”, e si considerò sempre un sopravvissuto. «Pochi istanti, e sarei morto anch’io», ripeteva sempre .
Andato in pensione nel 2009, si era dedicato ancor più alle scrittura, intensificando conferenze ed incontri sui temi della montagna, delle tradizioni, della storia triveneta, e non solo trevigiana. Dal 1996 viveva a Quinto in un casa che aveva voluto lungo le sponde del Sile. È stato anche un grande viaggiatore, con reportage dalla Scandinavia, dal Medio Oriente, dal Sudamerica.
Intensa la sua produzione letteraria: l’ultimo “Soffitte del Nordest” era appena uscito per Piazza Editore; in precedenza “Santi montanari” (Biblioteca dell'Immagine), presentato anche al Salone di Torino 2008; “Aquile, falchi, orsi e camosci - A Nordest e dintorni” (idem, 2000), “Friuli: 57 secondi di Terrore”,con Fiorella Rigamonti (La Libraria, 1976); “ Il bengodi della Marca Gioiosa. Itinerari enogastronomici conditi di arte, cultura, natura”,con Dino Camatta (Lubrina, 1990); “Serenissimo alfabeto. Rudimenti per imparare a conoscere e ad amare le Tre Venezie” (Canova, 1990); “ La valle degli Uri” (Canova, 1992); con Attilio Moretto e, Giorgio Tomaso Bagni “Romantica Treviso” (Europrint, 2001). Nel 2010 gli era morta la moglie Fiorella, sposata nel 1975, Lascia i figli Daniele e Gaia, i nipoti Sofia Vittoria e Fiorella, gli altri parenti.
L’addio in chiesa a Quinto, in data da definire.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso