Morto di ritorno dal Congo, la compagna: «Non può essersi contagiato qui»
Il trevigiano Andrea Poloni è morto per febbre emorragica dopo essere rientrato dal Congo. La fidanzata: «Non è giusto, io non ho niente»
Andrea Poloni, 55 anni, è morto in casa a meno di una settimana dal suo ritorno dalla Repubblica Democratica del Congo.
La sua compagna Carol è rimasta lì, dove la notizia la raggiunge e la sconvolge.
«Non abbiamo trovato nessuno ammalato, non può essersi contagiato qui, non è vero, non è vero», si strugge, tra il grido e il pianto. «Non è giusto, non è giusto tutto ciò. Ho parlato con il mio medico, gli ho chiesto se ha qualche sospetto, mi ha detto: penso che sia ebola. Ma dove? Come? Dove l’ha preso? Io non ho niente, la gente che abita con noi non ha niente».
C’è un video di tre settimane fa in cui lei e Andrea raccontano la fatica e gli sforzi per passare la dogana, nel paese africano, con il container di aiuti partito da qui: è stato postato sui canali social dell’associazione no profit Bana Ekanga, fondata proprio da Carol a Quero per aiutare i suoi connazionali.
Agricoltore e produttore di farine e birra a base di canapa con la sua azienda Canapari, Poloni ha trovato nel progetto umanitario di Carol la strada per convogliare la sua generosità e il suo saper fare: lo scorso settembre aveva organizzato un evento di beneficenza a favore di Bana Ekanga con cibi congolesi e un laboratorio di panificazione.
Originario di San Gaetano, quartiere di Montebelluna, Poloni aveva lavorato anche come elettricista, per poi dedicarsi alle energie rinnovabili con una ditta che si chiamava “Solo Sole”: il nome compare ancora sul campanello, al civico 10 di via Carso a Trevignano, nel casolare di campagna che per lui era abitazione e sede lavorativa. Poi la scelta di dedicarsi all’agricoltura, alla produzione di canapa, settore del quale era entusiasta. E sempre con la passione per il mondo, dal Sudamerica all’Estremo Oriente.
Sul tavolo di legno sotto il portico, lì in via Carso, sono rimasti guanti e copriscarpe blu, usa e getta, lasciati evidentemente da chi è intervenuto per i rilievi e per la rimozione della salma.
«Mi aveva mandato lo scorso 2 dicembre una mail per farmi gli auguri di compleanno e mi ha scritto che sarebbe tornato martedì della scorsa settimana – racconta il cugino Davide Poloni – Andrea era uno spirito libero, era sempre in viaggio, andava frequentemente all’estero, era stato anche sull’Himalaya. Ho provato a sentire le altre nostre cugine per capire cosa sia accaduto, ma non è stato consentito neppure di vederlo. So che era stata la figlia ad andare a trovarlo e a cercare di convincerlo ad andare in ospedale quando ha visto che stava male».
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