Morta a 10 anni: «La piccola colpita da influenza tipo B. Decorso fulminante cento casi nel mondo»

TREVISO. Una patologia scatenata dall’influenza, che colpisce il cervello e porta l’organismo a un cortocircuito letale. Roberto Rigoli, microbiologo di lungo corso, direttore della Patologia Clinica dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e vicepresidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, fa parlare la Scienza sulla drammatica morte di Emma Vitulli, una bimba di appena 10 anni, sana e con un passato di influenze che non avevano dato problemi.
Dottor Rigoli, di cosa è morta Emma?
«Tutto fa pensare si sia trattato di una encefalopatia necrotizzante acuta, una malattia rarissima, che conta poco più di cento casi in tutto il mondo. In comune questi hanno il fattore scatenante: una infezione legata a dei virus che generano complicanze a livello cerebrale, più di preciso, a livello di encefalo. La compromissione di questa parte del sistema nervoso centrale equivale al venire meno della cabina di regia del nostro organismo. L’encefalo è infatti il centro di elaborazione e controllo delle funzioni cognitive, motorie e sensoriali, oltre a coordinare il rilascio di ormoni fondamentali per la vita».
Nel caso della piccola paziente trevigiana quale virus può aver scatenato la reazione fatale?
«Il virus influenzale di ceppo B che abbiamo isolato dal tampone nasale effettuato alla bambina non è andato ad intaccare direttamente il cervello. Si tratta di un evento non comune, che ha agito in maniera subdola».
In che modo?
«Generando una tempesta nel sistema immunitario che arreca danni irreversibili all’organismo. Osservando più da vicino quel che è accaduto: le citochine, cioè le proteine messaggere dell’organismo, sono andate in cortocircuito producendo un effetto a cascata. È come se il corpo si “autodistruggesse”, colpendo gli organi. A questo punto è subentrato l’edema, alternando la circolazione sanguigna al cervello, con aree di ischemia irreversibili».
Che tipo di terapia avete eseguito sulla piccola paziente?
«Purtroppo per questi casi non c’è una terapia, dopo i prelievi abbiamo somministrato subito antibiotico e antivirale, ma il cortisone non è riuscito ad aggredire e a fermare la patologia».
Con quale frequenza si verificano episodi come questo?
«Va ribadito con forza che si tratta di un evento di estrema rarità. Sono stati riscontrati poco più di un centinaio di casi a livello mondiale».
Ad oggi cosa sappiamo dell’encefalite necrotizzante acuta?
«Conosciamo pochissimo di questa patologia e della sua correlazione al virus influenzale di tipo B che porta a uno sconvolgimento bio-umorale, cioè della funzionalità dell’organismo».
Siamo nel pieno dell’epidemia influenzale e il ceppo B è tra quelli in circolazione, ci sono pericoli per la popolazione?
«Il ceppo influenzale B è presente da anni e quello attualmente in circolazione non è più aggressivo dei precedenti, ma un decorso di questo tipo costituisce una assoluta rarità, non si deve scatenare il panico».
È pur vero che l’influenza non va mai sottovalutata per le complicanze che può generare. Come si può prevenire?
«A questo proposito esiste il vaccino antinfluenzale efficace perché protegge dalle complicanze dell’influenza ed è particolarmente consigliato alle fasce più a rischio, over 65enni, bambini e adulti con patologie croniche e deficit immunitario. Ma nel caso della tragedia di questa piccola paziente, che era sana e in un’età in cui il sistema immunitario è nel massimo della sua efficienza, niente poteva lasciar presagire a una patologia dall’esito infausto».
Ci sono pericoli per le persone entrate in contatto con la giovane paziente?
«Assolutamente no, siamo di fronte alla degenerazione di una comune influenza che, come tale va considerata, anche se in questo caso ha scatenato una reazione abnorme».
Più in generale, quali precauzioni si possono prendere contro l’influenza di stagione?
«La prima precauzione per prevenire i contagi influenzali è il frequente lavaggio delle mani». —
Valentina Calzavara
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