Meno pazienti a testa: in provincia di Treviso servono 380 medici
Tetto massimo di utenti rivisto e ruolo unico per medici di famiglia e di guardia, l’Ulss 2 chiede di coprire i posti vacanti. Appello alla Regione per poter garantire assistenza ai cittadini e tamponare le carenze

Medici di famiglia e guardie mediche per legge diventano “una cosa sola”, almeno sulla carta. Va ricalcolato il fabbisogno e alla sanità trevigiana ne serviranno molti di più. L’Ulss 2 ha chiesto alla Regione di poter coprire per l’anno in corso ben 380 incarichi vacanti per le due funzioni, così da poter garantire l’assistenza ai cittadini, tamponare le carenze sul territorio e negli ambulatori della continuità assistenziale, nonché per attivare le case di comunità con il personale necessario.
Tra i 23 ambiti della Marca dichiarati carenti dall’azienda sanitaria, quelli maggiormente interessati in corso d’anno saranno: l’area di Treviso, San Biagio di Callalta e Silea con 44 zone in deficit di assistenza primaria; l’ambito di Castelfranco, Resana e Vedelago con 31 incarichi da assegnare. Seguono Casale, Casier Mogliano, Preganziol e Zero Branco con 28; Istrana, Morgano, Paese, Ponzano e Quinto con 25. Invece, il calcolo per Conegliano, San Pietro di Feletto e San Vendemiano è di 24 zone carenti; per Caerano, Montebelluna e Trevignano (22).
La rivoluzione
«Da ora in poi dovremo ragionare con le nuove disposizioni dell’accordo collettivo nazionale che introducono il cosiddetto ruolo unico, senza più distinzioni tra gli incarichi banditi per l’assistenza primaria a ciclo di scelta (cioè il medico di base) e gli incarichi di assistenza primaria ad attività oraria (la guardia medica). Per questo abbiamo dovuto rivedere al rialzo la stima del fabbisogno per il 2025, con l’aggiunta di incarichi sostitutivi e a tempo determinato, in vista anche dell’apertura delle case di comunità», afferma il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, guardando però con fiducia all’aumento di posti nelle scuole di specialità che dovrebbe compensare in tempi rapidi il gap attuale.
Da ora in poi, le norme prevedono, rispettivamente, per i medici di medicina generale la presenza di un professionista ogni 1.200 residenti come indicatore ottimale (anche se spesso disatteso); mentre per la continuità assistenziale il parametro è stato rivisto da una guardia medica ogni 6.500 residenti a una ogni 5.000, con un conseguente aumento del numero di professionisti da assumere.
«Abbiamo chiesto alla Regione 130 posti per medici di continuità assistenziale titolari e altri 170 posti per i medici di famiglia su un totale complessivo di 504 curanti operativi; a questi ultimi si aggiungono 58 incarichi temporanei e 22 provvisori di medici di base che al momento mancano, dovremmo trovarli e andare a integrare, ne abbiamo chiesto qualcuno in più anche per le case di comunità», prosegue il dg.
La mappa
La necessità è dovuta al prossimo avvio delle case di comunità, con l’attivazione di una quindicina di punti medici territoriali di riferimento per le piccole prestazioni, come le ecografie, le analisi del sangue e la telemedicina.
Concepiti come dei “mini-ospedali”, andranno a rafforzare la rete di sanità territoriale, per dare risposte ai pazienti non urgenti che oggi si rivolgono in codice bianco al pronto soccorso, saranno aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e dovranno essere tutti pronti entro marzo 2026. L’investimento è di 54 milioni di euro per la Marca, dove ne verranno aperte 16.
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