Margherita uccisa dai ladri: «Una grande lavoratrice nell’azienda dell’ex marito e alla Locanda Roma»
Gli anni a Ponte di Piave della pensionata ammazzata a Conegliano: la villa, il lavoro, le amiche
Margherita Ceschin aveva trascorso gran parte della sua vita a Ponte di Piave dove si era sposata con un noto imprenditore agricolo originario di Negrisia, proprietario anche della rinomata Locanda Roma sita in via Roma, attualmente chiusa. Proveniente da San Pietro di Feletto si era subito integrata nella nuova comunità.
La coppia, prima della separazione, risalente a qualche anno fa, viveva nella bella villa di via Roma, che si trova a ridosso della ferrovia, a poco più di cento metri dalla chiesa parrocchiale del paese.
A Ponte di Piave il ricordo di Margherita è assolutamente vivo, la donna era, infatti, conosciuta e molto stimata. Incredulità e dolore sono i sentimenti più diffusi. Margherita Ceschin, nel lungo periodo trascorso a Ponte di Piave, aveva dedicato tutta sé stessa alla famiglia, alla casa ed alle aziende del marito. In molti raccontano di come seguisse con passione, in prima persona, l'attività agricola; dell'efficienza con cui guidava i collaboratori, soprattutto nel momento della raccolta dei cereali e della vendemmia. L'uva, a quei tempi, veniva lavorata e trasformata in ottimo vino nella grande cantina del marito, che si trovava nella vicina frazione di Negrisia.
«Era - per giudizio unanime - una donna che non si tirava mai indietro, determinata, che non guardava l'orologio o le condizioni atmosferiche avverse». Giovanna Davanzo era una delle sue migliori amiche, con cui era rimasta in contatto anche dopo il trasferimento a Conegliano. Giovanna non riesce ancora a rendersi conto dell'accaduto. «Margherita era buona - spiega - una grandissima lavoratrice, che nella sua vita si è sempre data tanto da fare. Una fine del genere proprio non se la meritava.
Sulla stessa linea Mario Tardivo: «È stata una vera e propria colonna - ribadisce- dell'azienda agricola di famiglia, al momento della vendemmia gestiva nel migliore dei modi alcune decine di operai», Il ricordo di Nicola Momesso si concentra, invece, al primo decennio del nuovo millennio quando il marito inaugurò, nel centro storico di Ponte di Piave, il ristorante denominato Locanda Roma.
«A quei tempi gestivo una rivendita di frutta e verdura e la signora Margherita era una mia affezionata cliente, mi faceva giornalmente l'ordine dei prodotti che dovevo portare al locale». L'attività era così ben avviata che si riforniva anche presso il negozio di via don Leonardo Murialdo , i cui titolari Annunziata Naver e Claudio Meneghel si dichiarano ancora scossi dalla notizia della morte violenta subita da Margherita Ceschin.
«Ce la ricordiamo - sottolineano - come una persona simpatica; in più di un'occasione ci parlò, con affetto, della madre che era stata un'apprezzata insegnante». Al panificio Da Mantovana la ricordano quando tutte le mattine entrava in negozio con le figlie Francesca ed Elisabetta, allora ragazzine. «Era - spiega Manuela Bianco - una di quelle figure che non si possono dimenticare, gentile».
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