Marco per un’ora a terra creduto morto, era vivo

La drammatica ricostruzione di quanto avvenuto venerdì lungo la Treviso-Udine A travolgerlo il treno delle 17.40: a trovare il corpo il seguente, che è ripartito

VILLORBA. Steso sui sassi della massicciata, immobile, insanguinato. Venerdì scorso, nel buio della campagna alle porte di Lancenigo il corpo di Marco Cestaro è rimasto così oltre un’ora. Pareva morto, ma non lo era. Il suo cuore stava battendo, arrancando, indebolendosi ogni istante di più. Avrebbe potuto essere soccorso prima? L’indagine per omissione di soccorso avviata dalla procura di Treviso dopo la morte del diciassettenne punta a chiarire proprio questo e sta analizzando minuto dopo minuto il film di quei tragici 70 minuti.

A travolgerlo è stato il treno partito da Treviso alle 17.36 con direzione Udine. Dal binario 5 del capoluogo alla stazione di Lancenigo (dove il convoglio non avrebbe fermato) è questione di minuti. Sono le 17 30 quando il ferroviere alla guida del treno sente un colpo, forte, rallenta, si affaccia ai finestrini ma nel buio non vede nulla. Un legno? Un animale? Davanti a lui non ha visto pararsi niente e nessuno così prende la radio e avverte: «Ho urtato qualcosa, ma non ho visto nulla, controllate». E prosegue la corsa. Una decina di minuti dopo dalla stessa banchina delle stazione di Treviso parte il regionale delle 17.54. Questo sì fermerà a Lancenigo, ma il breve tratto di ferrovia viene percorso quasi a passo d’uomo. La segnalazione del macchinista del treno precedente è stata diramata e il personale a bordo verifica se a terra ci sia qualcosa. All’altezza del vecchio sottopassaggio di via Piave, a 500 metri dalla stazione di Lancenigo, appena illuminato dai fari delle auto che correvano lungo la strada la luce del treno inquadra qualcosa. Il convoglio rallenta ancora, poi si ferma. Il personale capisce che si tratta di un corpo.

È il momento chiave della drammatica vicenda. I ferrovieri lo considerano morto, comunicano via radio il ritrovamento, chiedono che fare. Il dialogo è il cuore dell’indagine perchè poco dopo, secondo la ricostruzione, il treno riparte dando seguito alla segnalazione che arriva – ora sì – negli uffici della Polfer. Sono le 18.30. Gli agenti impiegano circa 20 minuti per raggiungere il luogo del dramma. Quando arrivano a ridosso del corpo con i soccorsi sono le 18.50. Lì si rendono conto che Marco Cestaro è ancora vivo; in condizioni disperate, inanimato ma vivo. Il suo battito cardiaco è debolissimo. Scatta la corsa disperata al Ca’ Foncello di Treviso, la battaglia per salvare il ragazzo dalla morte, la maratona di medici e personale della Rianimazione. Dura oltre 72 ore ma non c’è nulla da fare. Lunedì sera il cuore di Marco Cestaro smette di battere. Era quello che voleva? Perchè Marco era lungo la ferrovia venerdì pomeriggio? Domande senza risposta. Per le altre servirà tempo.

Federico de Wolanski

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