Malore sul campo da tennis, pensionato di Susegana salvato con il defibrillatore
Tragedia sfiorata oggi pomeriggio allo Sporting Porcia, nel Pordenonese. I responsabili dell’impianto sportivo raccontano come hanno salvato la vita al suseganese

SUSEGANA. Stava giocando da cinque minuti a tennis con un amico in uno dei campi di terra rossa al coperto, allo Sporting Porcia in via delle Risorgive a Porcia, quando all’improvviso il 65enne di Susegana R.R. si è accasciato al suolo. Era in arresto cardiaco. Grazie alla prontezza di riflessi e alla preparazione dello staff dell’impianto sportivo, il suo cuore ha ripreso a battere. È successo oggi, poco prima delle 15.
A rivivere quei concitati momenti è Michele Martin, 55 anni, dipendente dello Sporting e responsabile dell’impianto, che con il collega di lavoro Eric Martin, ha salvato la vita al tennista. «Eravamo poco distanti, fuori dal campo, quando abbiamo sentito gridare “Aiuto!” – racconta Michele –. Era l’amico. Siamo accorsi. Abbiamo visto il nostro socio a terra, privo di sensi. Era caduto di faccia: il suo il volto era insanguinato. Il mio collega e io ci siamo guardati negli occhi: solo 6 mesi fa avevamo fatto il richiamo del corso di primo soccorso. Subito abbiamo iniziato la procedura. Uno ha chiamato il 112, l’altro è corso a prendere il defibrillatore, che teniamo sempre a portata di mano».
All’unisono Eric e Michele hanno rianimato il 65enne, guidati dalla Sores di Palmanova. «L’operatrice ci ha dato tranquillità – ricorda Michele Martin – e ci ha spiegato alcuni accorgimenti. Eravamo preoccupati per il sangue, temevamo che ostruisse le vie respiratorie. L’operatrice ci ha consigliato di metterlo in posizione di sicurezza. Abbiamo attaccato il defibrillatore e ha dato una scarica: significa che era andato in arresto cardiaco. L’ambulanza è arrivata in meno di 10 minuti. Noi lo abbiamo preso subito. Lo hanno intubato e sedato e portato al pronto soccorso». La prognosi è riservata: il pensionato è stato ricoverato in ospedale a Pordenone per accertamenti. «Non era sua abitudine giocare il pomeriggio, di solito viene una volta la settimana di sera con il maestro – conclude Michele – . Abbiamo rincuorato il suo amico, non si dava pace di avergli proposto di fare due tiri. Se fosse successo in auto, però, sarebbe stato peggio. Meno male che era qui da noi, gli ho detto, siamo riusciti a salvargli la vita».
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