Macchinista licenziato due volte Il giudice del lavoro lo reintegra

Gli erano stati contestati email ingiuriose e il rifiuto di prendere servizio perché il treno era sporco Per il magistrato è Trenitalia ad avere torto: «Giusto il “no” perché il convoglio non era in sicurezza»
Di Serena Gasparoni

VITTORIO VENETO. Ha vinto la sua battaglia contro Trenitalia Spa: il giudice del tribunale del lavoro di Treviso ha giudicato illegittimi non uno ma ben due licenziamenti decisi dall’azienda nei suoi confronti, consentendogli così di rientrare a lavoro.

Lui è un macchinista quarantenne, C.M., di Vittorio Veneto.I fatti a cui si fa riferimento risalgono a febbraio 2013.

Il primo licenziamento è stato notificato all’uomo a causa di alcune email, ritenute dall’azienda ingiuriose. Alcune incomprensioni a lavoro l’uomo pensa di rendere noto il suo disappunto inviando una email a colleghi, avvocati, sindacalisti e dirigenti in cui metteva in chiaro la sua posizione, diciamo così, in modo alquanto pittoresco. Scatta la prima notifica di licenziamento. Una contestazione notificata all’uomo in modo “tardivo”. Nel frattempo infatti il macchinista viene raggiunto da un nuovo licenziamento disciplinare. Questa volta per fatti che risalgono al 15 febbraio 2013, pochi giorni dopo: in questo caso l’uomo si rifiuta di eseguire alcuni ordini di servizio- è un macchinista dell’azienda delle ferrovie. Il motivo del suo rifiuto non un improvviso moto di pigrizia, tutt’altro. Secondo il macchinista i locomotori presentavano evidenti carenze manutentive, così evidenti da mettere a repentaglio-secondo lui-la propria salute e quella di soggetti terzi. «Vetri sporchi con tergicristalli non funzionanti, pavimenti scivolosi a causa di olio, presenza di spigoli vivi, sedute scomode e inadeguate, spifferi d’aria, impianto di riscaldamento e condizionamento non funzionanti, elevata rumorosità interna». Inutile: il suo rifiuto gli vale un secondo licenziamento. Contro i due provvedimenti l’uomo, assistito dall’avvocato Francesco Paladin ricorre al tribunale del lavoro contro Trenitalia. Ieri mattina il giudice ha decretato l’illegittimità di entrambi i licenziamenti. Per quanto riguarda il primo licenziamento- le mail offensive- il giudice ha ritenuto che effettivamente l’uomo aveva utilizzato un linguaggio inappropriato. Ma che il licenziamento era da ritenersi un provvedimento eccessivo: casi del genere vengono solitamente sanzionati con la sospensione dal servizio e la temporanea interruzione dello stipendio.

Non valido anche il secondo licenziamento: il rifiuto dell’uomo a prestare servizio è da ritenersi legittimo. Il giudice afferma che il datore di lavoro deve adottare ogni misura idonea a tutela della salute e la sicurezza del lavoratore. «In caso di violazione è legittimo il rifiuto del lavoratore ad effettuare la prestazione conservando il diritto alla retribuzione», si legge nella sentenza. «Un fatto importante», commenta Paladin, «l’affermazione dell’eccezione nell’inadempimento a fronte di comportamenti del titolare che violano le norme di sicurezza».

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