Los Roques, cinque anni dopo si ripete il dramma: scomparso aereo

TREVISO. Cinque anni dopo la storia si ripete. Ancora il mistero di Los Roques, ancora l’ombra dei narcos. Da venerdì mattina è scomparso un aereo da turismo con a bordo quattro italiani, tra cui Vittorio Missoni, figlio maggiore dello stilista Ottavio Missoni. Lo hanno reso noto le autorità locali che nella notte hanno sospeso le ricerche. Del velivolo, un piccolo bimotore britannico Norman BN2, si sono perse le tracce mentre sorvolava le acque dell’arcipelago Los Roques.
Esattamente cinque anni fa, il 4 gennaio 2008, nella zona era scomparso un altro aereo da turismo della compagnia Transaven con a bordo otto italiani. Il relitto non fu mai recuperato e l’unico corpo trovato fu quello del copilota. La scorsa settimana l’aereo, con a bordo i due piloti e quattro italiani originari delle province di Brescia e Varese, era decollato dallo scalo di Los Roques e doveva atterrare all’aeroporto internazionale Simon Bolivar di Maiquetia, a 20 chilometri da Caracas. I quattro italiani facevano parte di un gruppo che con altri due amici, giunti a Caracas con un altro volo, aveva trascorso il Natale e il Capodanno nell’arcipelago. «L’ultimo contatto si è registrato a 10 miglia nautiche da Los Roques», ha riferito il ministro dell’Interno venezuelano, Nestor Reverol. La Farnesina ha fatto sapere di aver attivato tutti i canali di informazione in Venezuela e che l’Unità di crisi è in stretto contatto con le autorità locali.
Il 4 gennaio del 2008, un altro aereo scomparve al largo dell’arcipelago de Los Roques con 14 persone a bordo, tra cui otto italiani. In quella occasione non furono mai trovati nè i resti del velivolo nè i corpi dei passeggeri, a esclusione di quello del co-pilota venezuelano, che fu recuperato in alto mare. L’aereo, un Let l-410 di fabbricazione ceca, era partito da Caracas e se ne persero le tracce dopo che il pilota aveva segnalato un guasto ai motori.
A bordo si trovavano una famiglia della provincia di Treviso, Paolo Durante, la moglie Bruna e le due figlie Emma e Sofia, di otto e sei anni; una coppia romana, Stefano Fragione e Fabiola Napoli; e due amiche bolognesi, Annalisa Montanari e Rita Calanni Rindina. Oltre al pilota e co-pilota, vi erano altri quattro passeggeri: tre donne venezuelane e uno svizzero. Ed è proprio di questi giorni la notizia che forse quell’aereo non precipitò ma fu dirottato da un gruppo di narcotrafficanti colombiani. Il ’giallò, i cui contorni sono stati descritti dal settimanale «Oggi», potrebbe essere risolto a breve: una nave dotata di apparecchiature sofisticate per i rilievi marini sarà il 30 gennaio sul luogo della scomparsa alla ricerca del relitto.
Il padre di Bruna: "Non credo al dirottamento". «All’ipotesi di dirottamento io non ci credo molto». È il punto di vista di Romolo Guernieri, padre di Bruna Guernieri, la donna di Ponzano scomparsa con il marito, Paolo Durante, e le figlie, Emma e Sofia, durante un volo turistico di collegamento fra Caracas e Los Roques, in Venezuela, il 4 gennaio del 2008. Per il genitore, dunque, la coincidenza delle date con l’episodio del tutto simile, avvenuto poche ore fa, ai danni di alcuni passeggeri italiani fra cui lo stilista Vittorio Missoni, significa ben poco se prima non si affronta una seria campagna di ricerche per individuare eventuali relitti finora mai trovati.
«Il prossimo 18 gennaio - spiega Guernieri - dovrebbe finalmente partire una nave attrezzata fornita da una ditta americana alle autorità venezuelane, a bordo della quale ci saranno anche l’ammiraglio della Marina militare Giovanni Vitalioni, e Mario Pica, ex pilota dell’Aeronautica militare e nostro consulente». La ricerca sarà finanziata in parte dal Venezuela e in parte dall’Italia e si svolgerà all’interno di un perimetro di mare concordato. Scarso significato, per Guernieri, avrebbe anche una registrazione audio di conversazioni fra la torre di controllo ed il comandante del velivolo scomparso in cui si dichiarava la presenza di 18 persone a bordo contro i 14 indicati nella lista d’imbarco ufficiale. «In quel Paese - riflette - purtroppo le bugie sono la normalità».
«Prima di indagare sul dirottamento - insiste perciò - bisogna escludere ogni altra ipotesi, e questo lo si può fare solo con una ricerca finalmente accurata». Rispetto al nuovo evento, Guernieri si dice speranzoso che il coinvolgimento, in questo caso, di «un nome famoso» permetta di ridare nuovo slancio all’argomento. «Mi permetto di invitare la famiglia Missoni a contattarmi - conclude - perchè, nel mio piccolo, grazie all’esperienza maturata in questi anni, sarei lieto di fornire qualche utile suggerimento di comportamento»
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