Lavoro di sabato e festivi? «Contratti senza dignità», la polemica a Treviso

Treviso. I sindacati replicano a Unindustria e al responsabile risorse umane di Bricoman. «Macché giovani svogliati, qui il posto resta un valore: servono qualità e tutele»

TREVISO. Il sindacato va alla difesa dei giovani (e non) trevigiani, bollati come poco volenterosi anche da Unindustria.«Dignità al lavoro, dignità alla persona: noi non abbiamo mai sentito qualcuno, giovani e meno giovani, che non voglio lavorare il sabato e la domenica», dichiarano dalla Filcams Cgil Treviso. «Non serve andare a prendere lavoratori al sud o all’estero», spiega Nadia Carniato, segretario della Filcams, «ci sono molte persone qui, donne e uomini di qualsiasi età, con esperienze e voglia di lavorare. Il nostro territorio, il Veneto, il Nordest, sono sempre stati il fulcro del lavoro».

Dichiarazioni che nascono come risposta al responsabile delle risorse umane di Bricoman, che durante la pre-inaugurazione del punto vendita a San Fior, aveva detto che i trevigiani non hanno voglia di lavorare nei fine settimana. Dichiarazioni che hanno fatto fioccare l’indignazione anche nel web, da parte di tanti giovani esclusi dai colloqui di lavoro. «È troppo riduttivo dire “Non vogliono lavorare il sabato e la domenica”», dice la sindacalista, «I lavoratori non devono essere sfruttati anche la domenica, ci deve essere una rotazione. Serve un giusto equilibrio sulle politiche del territorio e di contrattazione. Chi entra nella grande distribuzione entra di solito con un contratto part-time a 18-20 ore.

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Allegranzi Conegliano Bricoman

Un ragazzo che si deve mantenere e fare famiglia, come può vivere con un part-time? Bene dare lavoro, ma qual è la qualità del lavoro?». La Filcams si occupa dei settori commercio, alberghi, servizi. «Se si sostiene che c’è difficoltà a reperire giovani, quali tipi di contratti sono stati proposti? Quale flessibilità viene richiesta? Quale contratto part-time? A termine o di apprendistato?», dice Carniato, «Non abbiamo avuto riscontri con questa realtà (Bricoman, ndr), per questo vorremmo incontrarci con l’azienda per fortificare sul territorio la forza lavoro in modo serio. Anche la politica però deve fare la sua parte, perché lasciare aprire semplicemente attività commerciali, senza che si controlli se danno lavoro a persone del luogo che ne ha necessità, ci sono dei controsensi.

Al dì là della libertà d’impresa, il lavoro non va strutturato in modo temporaneo, per questo l’invito che facciamo all’azienda è di incontrarci». Il riferimento è anche alle parole del sindaco di centrodestra di San Fior, che aveva detto che qualsiasi ditta va accolta purché porti occupazione, con porte aperte a lavoratori di ogni provenienza. «Il problema non sono i giovani», dice la segretaria Filcams, «è molto preoccupante invece venga esclusa un’altra fetta di lavoratori. Usciamo da una crisi, il terziario ha assorbito in questi anni una parte di lavoratori che sono fuoriusciti anche da altri settori e dallo stesso terziario. Mi auguro che da questi grandi gruppi non solo venga affrontata la questione giovani, ma quella di una popolazione con più esperienza che può dare a un’azienda le proprie competenze».

Tra i 2.500 candidati a lavorare al Bricoman c’è stata anche Clara Del Rizzo, mamma di 26 anni di Caneva. Diplomata, ha già un contratto come cameriera e lavora già nei fine settimana. Ma è in cerca di qualcosa di più stabile. «Al colloquio mi hanno chiesto se avevo figli, quanti mesi aveva, chi si sarebbe occupato di lui, chi sarebbe andato a prenderlo al nido. Non andavo bene».

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