Larve nel piatto della mensa scolastica, calano i pasti serviti: le lavoratrici rischiano il posto
La Filcams: «Serve tutela». Preoccupazione anche delle famiglie con bambini disabili: «Se pranzano a casa perdiamo le ore di supporto sanitario»

Tutto è iniziato con il ritrovamento di vermi nella pasta servita nella scuola primaria di San Cipriano di Roncade scatenando una serie di segnalazioni in altre scuole della provincia, alimentando una crescente psicosi nei confronti del servizio di refezione scolastica gestito dalla ditta Dussmann, ma a cascata emergono anche altre criticità come il rischio delle lavoratrici di rimanere senza lavoro. La crisi, dunque, tocca diversi livelli: dalla sicurezza alimentare dei bambini alla tutela del lavoro delle addette alla mensa, fino ai diritti delle famiglie con figli disabili.
L’amministrazione comunale di Roncade, in risposta alle preoccupazioni delle famiglie, ha concesso ai genitori la possibilità di scegliere se provvedere autonomamente ai pasti dei propri figli o continuare a usufruire del servizio mensa fino al 21 marzo.
Questo ha determinato un drastico calo nel numero di pasti richiesti, con conseguenze dirette per le lavoratrici della Dussmann.
Il sindacato
«Si tratta di lavoratrici che già vivono una realtà lavorativa scarsamente retribuita e caratterizzata da part-time con monte ore mediamente molto bassi» spiega Nicole Chirici della Filcams Cgil Treviso, «questa non è un’attesa sostenibile per le loro famiglie nemmeno nel breve termine».
La Filcams aveva richiesto un incontro congiunto con il sindaco di Roncade e la ditta Dussmann già lo scorso 28 febbraio, ma il confronto è stato posticipato, in attesa delle indagini sul caso delle larve nei pasti. Il sindacato insiste e chiede di trovare soluzioni concrete per garantire sia la sicurezza alimentare che il reddito delle addette alla mensa.
«Ci appelliamo a tutte le parti coinvolte, affinché non manchi la tutela delle lavoratrici e si ripristini celermente un servizio di qualità per i bambini in un clima di collaborazione responsabile» conclude Chirici. La situazione, intanto, ha messo in crisi anche molte famiglie, in particolare quelle con bambini disabili.
Le mamme dei disabili
Due mamme della scuola elementare Montale di San Biagio di Callalta, D. F. e S. R., hanno chiesto al dirigente scolastico di esonerare i loro figli dal consumo del cibo della mensa senza doverli portare a casa, ma non hanno ricevuto risposta: «Se li portiamo a casa perdiamo le ore di supporto dell’operatore sanitario inviato dalla cooperativa per coprire le ore in cui i nostri figli non hanno il sostegno» spiegano le due madri «Ma se li lasciamo lì a mangiare, rischiamo che succeda qualcosa. I nostri figli non riescono a distinguere ciò che è pericoloso da ciò che è sicuro. Se avessero trovato i vermi nei loro piatti, li avrebbero mangiati. Chi avremmo dovuto ringraziare se fossero stati male?». L’appello dei genitori è chiaro: poter fornire direttamente i pasti ai propri figli almeno fino a quando la situazione non sarà risolta, per garantire la loro salute senza dover rinunciare al supporto assistenziale. —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso