L'allarme degli odontotecnici di Treviso: «Attenti ai centri low cost»

I laboratori artigianali di protesi dentali si sono dimezzati in poco più di dieci anni Confartigianato: «Invasione di prodotti made in China che fanno male alla salute»

TREVISO. In dieci anni gli odontotecnici, a Treviso, si sono quasi dimezzati: gli iscritti alla relativa categoria di Confartigianato sono passati da 130 a 80 dal 2008 a oggi. Il motivo? I ricavi si assottigliano anno dopo anno a causa, soprattutto, della concorrenza delle protesi dentali che arrivano dall’estero. Costano molto meno delle realizzazioni “artigianali” dei professionisti di Marca (perciò sono molto richieste dagli studi dentistici low cost), ma per la salute dei pazienti sono un rischio concreto.

«Chi si fa impiantare una protesti low cost, per esempio un dente “made in China”, rischia di cagionarsi un danno alla salute» spiega Evelino Signori, responsabile della categoria odontotecnici di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «nel frattempo la nostra professionalità non viene riconosciuta e i laboratori artigianali chiudono. Questa professione, senza un cambiamento, non è più sostenibile».

L’ultimo censimento di Confartigianato registra un saldo negativo del 2,2 per cento dal 2016 al 2017 per quanto riguarda il numero di laboratori odontotecnici in provincia, trend in calo inarrestabile da una decina d’anni. Il crollo è coinciso con la crisi economica che ha portato le famiglie a tagliare le spese mediche e a scegliere, in molti casi, le cliniche low cost.

«Vi faccio un esempio - continua Signori - un dente in ceramica standard, realizzato da noi, costa al dentista circa 150-200 euro, e al paziente finale può arrivare a 600 euro. Un dente comprato in Cina costa 6 o 7 dollari allo studio dentistico: prezzi che abbiamo visto con i nostri occhi in fiera. Un “dumping” di questo genere non è tollerabile. Parliamo di impianti, corone, denti finti, denti in resina, protesi amovibili: materiali delicatissimi che ci teniamo in bocca per tutta la vita, in molti Paesi come Cina o India sono realizzati senza i controlli e i materiali che utilizziamo qui».

Si assottigliano i margini ma non le spese da sostenere per ogni studio: «L’innovazione tecnologica è continua, uno scanner ci costa 15 mila euro, una stampante 20 mila, le fresatrici 30 mila. Non ci rientriamo più: l’alternativa alla chiusura è l’aggregazione a un grande laboratorio, ma non è sempre un’operazione possibile».

Gli odontotecnici trevigiani ne hanno parlato anche sabato scorso, nel corso di un confronto nella sede di Confartigianato. Una delle professioni meglio remunerate del recente passato soffre una crisi irreversibile. Sul banco degli accusati finiscono non solo i centri low cost, ma anche la normativa nazionale: «La nostra professione è ancora regolamentata da un regio decreto del 1928. Sembra assurdo, dopo 90 anni siamo ancora assoggettati ad un decreto del re.

La nostra professionalità non è debitamente valorizzata. Molto spesso non ci chiamano neppure con il nostro nome, ma ci indicano come meccanici dentisti. Chiediamo di essere riconosciuti per le competenze che abbiamo e per la responsabilità con la quale quotidianamente operiamo nei confronti dei nostri clienti odontoiatri e nel rispetto della salute dei pazienti».

 

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