La carovana di Giavera esporta il festival di ritmi e integrazione e arriva in Albania

il viaggio
Stringe decine di mani e non nasconde la sorpresa il presidente della Repubblica d’Albania, Ilir Meta, di fronte a quell’unico, grande gruppo di 140 italiani, arrivati tutti insieme fin laggiù, a Konispol. Un incontro inaspettato, a maggior ragione proprio nell’ultimo comune dell’Albania, paese di 3000 anime adagiato su una spianata a 400 metri sul livello del mare, con alle spalle gli scabri monti dell’Epiro, davanti la vista mozzafiato sull’isola di Corfù e il confine con la Grecia.
L’incontro
Per la prima volta dopo 23 anni di festa fatta “in casa” il Giavera Festival, Ritmi e danze del mondo - la “capitale” dell’Italia multiculturale - ha deciso di diventare per una settimana dal 22 al 29 agosto festival “on the road”, sconfinando in Albania. Visto il numero inaspettato dei partecipanti e la destinazione decisamente “fuori rotta”, l’impresa non è passata inosservata nemmeno agli occhi del Presidente della Repubblica d’Albania che si trovava proprio in quei giorni in visita lungo la costa. Una volta invitato dal sindaco di Konispol, Bechiri Shouad, a vedere con i suoi occhi cosa per la prima volta stava succedendo nel suo comune, il presidente della Repubblica si è spostato fin lassù.«Siamo onorati della sua visita e vogliamo invitarla in Italia, a Giavera, alla prossima edizione del festival», hanno detto gli organizzatori della numerosa comitiva ringraziando per la visita il presidente Meta a cui hanno anche raccontato l’avventura del festival itinerante.
«sguardo sul mondo»
Il tema di Giavera ha organizzato sette eventi che si sono svolti da aprile ad agosto, coinvolgendo quattro provincie e tre regioni. E la prima volta ha viaggiato oltreconfine, scegliendo di fermarsi in un paesino di confine tra Albania e Grecia: «Il nostro venire e stare a Konispol, ben fuori dal nostro confine quotidiano e luogo esso stesso di confine, è la scelta di aprire gli occhi sul mondo» spiega don Bruno Baratto, presidente del Festival Ritmi e Danze, «un mondo più ampio e vario da quello che noi abbiamo delimitato nel nostro vivere di tutti i giorni. Significa aprire gli occhi su modi un po’ diversi di mangiare, abitare, fare musica e danzare senza voler per forza giudicare il modo di vivere altrui e il nostro».
L’avventura
E per riuscire a far sconfinare tutti insieme 140 partecipanti, da Giavera fino a Konispol, oltre a un instancabile lavoro di squadra del gruppo di volontari, insieme italiani e albanesi, sono serviti ben 14 mezzi: tra pulmini, camper e auto. Uniti tutti nella lunga carovana in viaggio dal 22 al 29 agosto. Senza contare chi ha voluto raggiugere l’Albania atterrando o all’aeroporto della vicina Corfù o a Tirana. In tutto sono stati oltre 1400 i chilometri di strada macinati. Che messi insieme andata e ritorno fanno 2800. Passando uno dopo l’altro ben sei confini: Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania e Grecia. Al numeroso gruppo di volontari e agli amici del festival trevigiani si sono uniti una ventina di partecipanti in arrivo dalla provincia di Vicenza. E altri ancora da Roma, Torino, Lucca, Pordenone e Modena. Strada facendo l’instancabile gruppo ha fatto tappa prima alla città vecchia di Pocitelj a sud di Mostar, poi all’antica città ottomana di Girocatro, patrimonio dell’Unesco e infine al parco archeologico di Butrinto altro sito Unesco.
L’accoglienza
A Konispol sono state 25 le famiglie che hanno aperto le porte delle loro case alla comitiva, in piccoli gruppi, per un pranzo di benvenuto sotto il segno di un detto albanese: “Pane, sale e cuore”. Infine in piazza a Konispol durante i tre giorni del festival “fuori confine” hanno preso parte anche tre gruppi musicali arrivati fin lì al seguito di Ritmi e Danze: il duo “d’Altrocanto”, i Safar Mazì e gli Ars Nova di Napoli. Mentre al campo sportivo del paese volavano cento aquiloni portati in regalo dal gruppo di Ritmi e danze . —
Alessandra Vendrame
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