La banda dei furti nelle aziende come complici alcuni dipendenti
Non è stato un caso, come inizialmente avevano raccontato, ma gli investigatori della Squadra mobile e del Gruppo anticrimine di Mestre e Marghera li stavano aspettando nascosti a due passi dall’Officina dei fratelli Bruno, Antonio e Giovanni Giacomin in via Colombara, a Marghera. Da settimane stavano intercettando i loro telefoni e avevano saputo che quella notte, il 7 ottobre scorso, sarebbe toccato all’officina Giacomin. Così, Andrea Stefani, 36enne di Favaro, e Giuseppe Torre, 35enne di Campalto, erano finiti nelle braccia dei poliziotti con i mille euro che avevano rubato dalla cassa ed erano stati arrestati per furto aggravato. Adesso, grazie alle indagini e alle intercettazioni, sono finite nella rete altre tre persone: due sono le “talpe” che avrebbero informato gli “operativi” Torre e Stefani, in quale giornata conveniva fare i colpi, visto che lavoravano all’interno delle ditte derubate. Anche per questo la “Maison du monde” a Borgo Pezzana è stata visitata due volte (la prima si sono portati via settemila euro, la seconda quattromila), così l’officina Ccc Ferrarese, con sedi a Quarto d’Altino e Mestre, da dove sono spariti la prima volta 17 mila euro più copertoni e vari utensili, mentre la seconda volta i ladri sono stati disturbati e sono fuggiti senza bottino.
Valentina Girardi, 31 anni di Mestre, dipendente della ditta di articoli e oggetti per la casa, e Alfio Musumeci, 36 anni di Marcon, dipendente dell’officina di Quarto, sono stati raggiunti da provvedimenti di obbligo di dimora nel loro comune con presentazione alla polizia giudiziaria, come del resto Andrea Battistetti, 30 anni di Campalto, che in alcuni dei colpi ha collaborato attivamente con Torre e Stefani.
A raccontare come è andata con le indagini, coordinate dal pm Rita Ugolini, sono stati ieri la dirigente della Squadra mobile Angela Lauretta e quello del Gruppo anticrimine Jacopo Ballarin. È dal mese di maggio che gli investigatori della Polizia stavano dietro a Torre e Stefani: sono stati pedinati e intercettati. Sono state registrate le loro conversazioni mentre si gloriavano delle impresi criminali, tanto che gli agenti hanno saputo dai loro discorsi quali “colpi” avevano messo a segno prima che finissero sotto controllo. «Praticamente uscivano ogni sera e ogni volta era una spaccata», hanno spiegato i dirigenti delle forze dell’ordine impegnate nell’operazione, proprio per questo hanno deciso di mettere fine alle imprese criminali della piccola banda il 7 ottobre scorso, dopo averli visti derubare o tentare di derubare numerose ditte. Nell’ordinanza di custodia cautelare sono contestati ben 13 furti: due alla “Maison du monde”, altrettanti alla Officina Ccc Ferrarese, sempre due anche alla Ludoteca Bimbilandia vicino ad Auchan, quindi al Maxizoo di Marcon, nel negozio di souvenir di campo San Salvador della ditta Stefan nel cuore della città insulare, alla discoteca Palmariva di Portogruaro, nella sede dell’azienda Sassuol Ceramiche di Maserada, ancora nella macelleria Ragazzo e in un abitazione a Gardigiano di Scorzè, infine nell’officina di Marghera dei fratelli Giacomin.
A Maserada il “colpo” ha fruttato una pistola, che i due avrebbero rivenduto e per questo devono rispondere, oltre che del furto, anche di detenzione e porto di un’arma. Nella macelleria di Gardigiano, invece, non hanno trovato denaro liquido in cassa, allora si sono accontentati di prosciutti, culatello e salami. In discoteca, invece, hanno quasi distrutto una parete per tagliare la cassaforte a muro. In alcune occasioni i furti sono andati a vuoto, in un’altra, quando stavano con tutta evidenza puntando ad un obiettivo a Quarto d’Altino sono stati intercettati da una Volante della Polizia. Doveva sembrare un controllo casuale e così, infatti, Torre e Stefani hanno pensato, visto che nei giorni seguenti hanno continuato ad ideare e organizzare furti. Quella sera, era il 19 agosto, i poliziotti in divisa li hanno fermati sulla strada, sapendo quello che dovevano fare perché i colleghi che stavano intercettando i cellulari dei due erano a conoscenza di ciò che avevano intenzione di mettere a segno. Nell’auto avevano trovato una smerigliatrice angolare flex, dischi di ricambio, cacciaviti vari e un piede di porco, tutti strumenti di lavoro per un furto. Il 7 ottobre, per interrompere il ciclo dei furti gli investigatori hanno deciso di intervenite e far scattare le manette ai polsi dei due. Dopo l’arresto sono stati portati in aula per direttissima, il processo è stato rinviato.
Ora non devono più rispondere di un furto bensì di 13.
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