A Treviso cresce l’abuso della ketamina. Il Ceis: «Sempre più ragazze drogate»
L’analisi del direttore del Ceis, Luca Sartorato: «È appetibile per i giovani, il suo consumo può venire normalizzato». In crescita le consumatrici donne
Aumenta la domanda e si adegua l’offerta. Il mercato della droga abbassa i prezzi, fa circolare sostanze chimiche sempre nuove e punta ad allargare la platea dei consumatori tra i giovanissimi e le donne. Se l’eroina e la cocaina restano le più abusate, sta crescendo la “moda” della ketamina.
A scattare la fotografia più aggiornata è la cooperativa sociale Ceis che conta sei strutture residenziali per l’accoglienza, il sostegno terapeutico e la riabilitazione per le tossicodipendenze e le alcol-dipendenze di grave entità.
Nel corso del 2024, il Ceis ha accolto 220 persone dai 18 anni in su, di queste 94 sono riuscite a disintossicarsi, e a reinserirsi nel contesto sociale trovando un lavoro. Tra i dati più significativi, quanto inediti, è da segnalare l’incremento dell’utenza femminile che quest’anno, per la prima volta, ha rappresentato la metà dei pazienti gestiti dall’ente nel centro polifunzionale del capoluogo.
«Un segno dei tempi e dell’evoluzione del contesto femminile, che porta con sé anche l’aumento del consumo di alcol, fumo e droghe tra le ragazze» commenta Luca Sartorato, presidente del Ceis che, da due anni a questa parte, è costretto ad avere una lista d’attesa per la pronta accoglienza, tanta è la richiesta di assistenza che arriva dal territorio.
Indagine ketamina
Osservando l’evoluzione dei consumi di droga, attenzionata speciale è oggi la ketamina. La sostanza è finita al centro dell’ultimo grave fatto di cronaca avvenuto in via Castelmenardo con tanto di rissa e tentato omicidio.
«La ketamina è molto appetibile tra i giovani perché è una sostanza dissociativa che rinforza il piacere di fare, incoraggia certi comportamenti e allo stesso tempo inibisce il dolore fisico. C’è il rischio che il suo consumo venga normalizzato per rispondere a una fragilità personale ed emotiva dei giovani» evidenzia Marco Possagnolo, psicologo e direttore del Ceis.
Lo confermano i dati dell’indagine interna condotta dalla cooperativa: su un campione di un centinaio di utenti tra i 18 e i 30 anni, quasi la metà ha risposto di averne fatto uso. Tra loro: l’85% almeno una volta nella vita e il 41,5% almeno una volta nell’ultimo anno, con un’età media di 28 anni, e con un gruppo significativo di fruitori fra i 16 anni e la maggiore età.
Il tutto mentre le doppie diagnosi di dipendenza e problemi di salute mentale, vedono un altro segno più. «Difficile dire quale sia la causa e quale l’effetto» aggiunge il dottor Possagnolo «certo è che la fragilità ambientale, sociale e familiare rende le nuove generazioni più esposte a cadere in una dipendenza rispetto al passato, sia essa la droga, ma anche l’alcol e il gioco d’azzardo patologico».
L’appello
Quali possono essere le contromisure per tenere i giovani lontano dalla droga? Lancia una provocazione il presidente Sartorato: «Nei Comuni servirebbero più spazi liberi di aggregazione e non solo aree di sgambatura cani».
Appare quindi cruciale il tema delle risorse economiche, del personale e degli investimenti nelle politiche giovanili e sociali, di pari passo con le misure di contrasto allo spaccio e alla microcriminalità correlata allo sballo.
«I ragazzi sanno che la droga fa male, quello che manca è un percorso per rispondere alle loro fragilità» aggiunge il presidente del Ceis, invocando la costruzione di una rete davvero efficiente e comunicante in tutte le sue parti. «Noi come privato sociale siamo pronti a fare la nostra parte insieme ai centri per la salute mentale, ai Serd e agli assistenti sociali nella prevenzione e risposta sociosanitaria, ma allo stesso tempo è fondamentale collegare tutto questo con la prefettura per la parte repressiva, coinvolgendo anche le famiglie e la comunità tutta. Devono esserci dialogo e risorse sufficienti».
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