Itinerari tra le malghe e il cielo Sul Grappa il respiro della storia

MONTE GRAPPA. Con tenacia non si sono arresi all’abbandono della montagna: giorno dopo giorno contribuiscono alla piccola economia che tiene in vita il massiccio. Sono gli ultimi malgari del Grappa, il monte cui sono legate le memorie di due guerre mondiali, montagna identitaria per le tre province di Treviso, Belluno e Vicenza cui appartengono i suoi versanti. Montagna dei bassanesi lungo la Strada Cadorna, selvaggia e aspra per il Bellunese, legata alla alla memoria delle guerre il versante trevigiano che guarda a Venezia. Ogni anno, la prima domenica di agosto si ricorda la salita del futuro Papa Pio X a bordo di una mula bianca: è la festa del Grappa, con migliaia di persone a frequentare i suoi costoni, i suoi sentieri e le sue malghe. Ma per tutto il mese di agosto il Grappa è méta costante di turisti, visitatori e appassionati.
Nelle malghe del Grappa si continua a produrre i tipici formaggi Morlacco e Bastardo, importanti presidi della casearia veneta. Facilmente raggiungibili dalla pianura in meno di un’ora da casa.
La maggior parte della malghe si trova nel Comune di Borso: Moda, Pat, Coi Veci, Coston de Quinto, Méda, Col Serai, Campocroce, Cason Vecio. Sotto Paderno ci sono Malga Mure, Cason del Sol, sotto Possagno malga Archeset, Archeson, Paradiso, sotto Cavaso malga Miet Doc.
Ad accompagnarci è Franco Perizzolo direttore della Unione Montana del Grappa, che non solo per questo ruolo vive la montagna tutto l'anno: anche d'inverno, quando l'ultimo malgaro scende a valle. Perché ci va anche a sciare: ovviamente sci alpinismo, perché qui impianti di risalita non ce sono. «Il percorso tra le malghe del Grappa - spiega Perizzolo – è a mio avviso quello che più permette di cogliere l'essenza di una montagna facile da raggiungere, ma non per questo caotica. Anche nelle giornate più affollate qui ognuno trova il suo spazio».
Da Cavaso si raggiunge Malga Archeset. Qui il tricolore (il segnale che indica l'apertura di una malga) sventola tutto l'anno. Una scelta di vita per il titolare Gianni Zanotto che insieme alla moglie Silveria offre ristoro e alloggio. Ha smesso di fare il formaggio, ma continua ad essere un importante punto di riferimento proprio per la sua presenza: «Dal primo gennaio al 32 dicembre» scherza.
Ci spostiamo quindi a Malga Mure, dove è il ciclo del formaggio è completo: dalla mungitura alla stagionatura. A illustrarci le diverse fasi del lavoro è la giovane Valery Ceccato, figlia di Elido: studi superiori appena conclusi, ha già deciso che qui sarà il suo futuro. «Una scelta facile, ma solo perché ci sono nata».
Da qui esce il Morlacco che ha vinto quest'anno il concorso dei formaggi del Grappa a Campocroce, ma a Malga Mure si produce anche Bastardo, ricotta e caciotte. Pure i salumi e le verdure sono rigorosamente prodotti qui.
Per la tappa successiva affrontiamo la Provinciale 141 meglio nota come la «strada della gallerie», ora riaperta dopo le frane primaverili. Da qui è possibile prendere il sentiero delle Meatte «tra i percorsi più belli del Grappa» assicura la nostra guida.
Poco distante c'è il rifugio Malga Ardosetta e poi la tappa successiva non può che essere Cima Grappa: nonostante sia un normale pomeriggio feriale, il Rifugio Bassano brulica di gente. Scendendo verso Campocroce, la nostra ultima tappa è Malga Col Serai.
Ci sono voluti vent'anni a Mario Pistorello per tirare su quella che può essere considerata forse un emblema della mini economia delle malghe trevigiane: stanze per il pernottamento, ciclo completo del formaggio (da provare la ricotta affumicata nel vecchio camino con sola legna di nocciolo selvatico cotta nel burro come la ricetta di una volta) praticamente autosufficiente per altri generi alimentari. Manca solo il vino: «ma ci sto pensando» dice Mario che ha appena lasciato le redini al figlio Michele. Che con il suo entusiasmo, qui come a Malga Mure, fa sperare che le malghe continueranno ad essere le custodi del Grappa.
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