Epidemia australiana, influenza verso il picco in provincia di Treviso

L’apice previsto per il 20 gennaio, a rischio gli over 70 con patologie croniche. Il direttore dell’Ulss2 Benazzi: «Reparti attrezzati per l’emergenza»

Rossana Santolin
Un reparto di malattie infettive
Un reparto di malattie infettive

La Marca nella morsa dell’influenza australiana con una media di trenta ricoveri al giorno. E il peggio deve ancora venire. La cifra, stando alle previsioni della direzione generale dell’azienda sanitaria, è destinata a raddoppiare a breve.

L’epidemia stagionale di influenza sta galoppando con circa due settimane di ritardo rispetto all’anno scorso.

Nel 2024 il picco si era verificato ai primi di gennaio. Quest’anno l’apice è atteso attorno al 20, quando il numero di ricoveri potrebbe arrivare a 50-60 al giorno.

Ci vorranno meno di due settimane prima che la curva si abbassi: il grafico ora è tutto in salita.

Guardando alla settimana dal 2 all’8 gennaio, i dati evidenziano un aumento delle persone ospedalizzate per sindromi respiratorie legate all’influenza: 218 contro le 197 della settimana precedente.

La percentuale delle sindromi respiratorie (Covid e non Covid) sul totale dei ricoveri si aggira attorno al 21%. Tradotto, si parla di un ricovero al giorno per Covid e di circa trenta per sindromi respiratorie.

«A breve raggiungeremo il picco – spiega il direttore generale dell’Ulss2 Francesco Benazzi – Le stime dicono che arriverà attorno al 20 gennaio, quando i ricoveri potrebbero raddoppiare passando dai trenta attuali a 50-60 al giorno-spiega-Quest’anno l’epidemia è spostate più avanti rispetto al 2024, quando l’apice è arrivato nei primi di gennaio con trenta ricoverati al giorno».

A costringere a letto, o peggio in ospedale i trevigiani, è l’influenza australiana che si distingue per aggressività e lunghezza del decorso.

«È un’influenza anomala – prosegue il direttore dell’Ulss2 – si protrae anche per dieci giorni. Si manifesta con un esordio improvviso di febbre, accompagnata da tosse secca, mal di testa e debolezza. Le persone più a rischio si collocano nella fascia over 70, hanno problemi legati a deficit immunitari o ad altre patologie quali diabete o scompensi cronici».

I reparti del Ca’ Foncello sono pronti ad affrontare l’apice dell’epidemia? Affermativa la risposta di Benazzi.

«Il Covid ci ha insegnato a riorganizzare il sistema evitando contagi. Le persone ricoverate per influenza vengono collocate in stanze separate, lontane dagli altri pazienti, in modo tale da scongiurare contaminazioni e la circolazione dei sottotipi di australiana. Al momento i pazienti ospedalizzati si trovano in area medica, soprattutto nei reparti di pneumologia, geriatria e medicina. Nel blocco nuovo ci sono altri pazienti in chirurgia».

Per proteggere le persone più fragili, il consiglio del direttore resta quello di vaccinarsi.

«É presto per avere le percentuali precise sulle vaccinazioni, che arriveranno a marzo, ma possiamo dire di avere già superato il 40%, anche grazie al contributo dei medici di famiglia – conclude – Quindi prima regola vaccinarsi, idratarsi e stare al caldo per evitare il rebound. La stagione è ancora lunga, superato il picco, la coda dell’epidemia si trascinerà fino a marzo».

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