In soli due mesi persi 1.168 posti All’Arbloc l’ultima «cassa» per 23

SALGAREDA. L'edilizia è al palo. Per meglio affrontare l'impasse la Arbloc di Salgareda ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per i 23 dipendenti. La costante riduzione delle commesse e la...
Di Enrico Lorenzo Tidona

SALGAREDA. L'edilizia è al palo. Per meglio affrontare l'impasse la Arbloc di Salgareda ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per i 23 dipendenti. La costante riduzione delle commesse e la crisi nera del settore hanno portato l'azienda produttrice di casseforme in polistirolo a ricorrere all'ammortizzatore. Una scelta non facile per un'impresa che fino a tre anni fa contava 40 addetti, ma che ridà respiro ai conti, scesi dopo lo stop inferto al settore con l'inizio della lunga recessione ancora oggi in atto.

La richiesta di ammortizzatori cade nel giorno in cui Veneto Lavoro rivela come da gennaio 2012 ci siano state ben 18 grandi crisi (contro le 12 del 2011) e si sianoi persi 1168 posti di lavoro in tutta la Marca.

«Fino al settembre 2008 tutto andava benissimo, il fatturato cresceva del 15% rispetto al 2007 – spiega il titolare Giorgio Piovesan – Poi tutto si è fermato e l'edilizia non è ancora fuori dal guado. Stiamo cercando nuovi clienti in Italia, ma non è facile. Abbiamo aperto anche canali di vendita con l'estero, ma il processo e va digerito con tempi più lunghi».

Dopo aver individuato 9 esuberi nel 2011, la Arbloc continua a lavorare utilizzando ora la cassa integrazione in base alle esigenze produttive. Il salvagente durerà fino a febbraio 2013: quest’anno metterà in atto le nuove strategie commerciali pianificate. Il basso grado di indebitamento permette comunque un buon margine di manovra, anche se la filiera edilizia è ingessata, in attesa di una ripresa degli investimenti sia dei grandi committenti privati che della pubblica amministrazione. Il giro d'affari della Arbloc è passato da 5,4 a 3,9 milioni tra 2008 e 2010, arretrando a fine 2011, anno nero nel comparto. «Rispetto al periodo prerisi abbiamo dimezzato il giro d'affari – continua Piovesan – destino comune a molti colleghi. Vado a trovare spesso altri imprenditori, sono tutti con le braccia conserte. Toccato il fondo, credo sia giunto il momento di risalire».

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