Il “Vecio Morer” cambia gestione Arriva Pesce, chef di Saccolongo

Storico locale sulle Grave di Papadopoli a Cimadolmo, nato 73 anni fa Riapertura dopo due anni di inattività: «Ci mettiamo tanta passione» 

Gastronomia

Arrivano da Saccolongo, ai piedi dei colli Euganei, terra di vini e di ottima gastronomia, i nuovi gestori del ristorante “Al Vecio Morer”, storico locale delle Grave di Papadopoli a Cimadolmo, sorto 73 anni fa sulle vestigia di una vecchia stalla sovrapposta da un fienile ottocentesco, che nei decenni successivi del Novecento ha ospitato perfino una vecchia bottega di “casoin” dove i “gravarioi” si rifornivano anche di generi alimentari.

Oltre un secolo fa, in quest’oasi immersa nel verde, si combatté l’offensiva finale della battaglia del Piave, che durante la Grande guerra portò le truppe italo-britanniche a sfondare le linee austro-ungariche, per liberare la sinistra Piave e Vittorio Veneto dall’invasore. Proprio dove nel 1947 la vecchia struttura rurale fu tramutata prima in un’osteria con telefono pubblico e poi in un locale moderno, punto di riferimento della gente genuina del Piave, ora arrivano tre soci che hanno ottenuto la gestione della proprietà dall’immobiliare “California” di Dal Tio Angelo & C. Il nuovo team è rappresentato dallo chef Alessandro Pesce, dalla moglie Denise Ercolin che si occupa di dolci, pasticceria e pasta fresca, da Domenico Tavolaro che si occupa della sala, dell’accoglienza dei clienti e della scelta dei vini. Alessandro Pesce ha un notevole bagaglio di esperienza ottenuta dalla “gavetta”, nel suo lungo percorso di lavoro, cui aggiunge una considerevole dose d’arte, creatività e inventiva: «Facciamo una cucina tradizionale, che abbina i prodotti enogastronomici del territorio, basati sulla terra e sulla carne – tra cui tagliate, fiorentine e costate – con piatti più elaborati di selvaggina o agnello, per finire con una parentesi di pesce d’acqua salata». In un periodo permeato dalle restrizioni causate dal Covid-19, aprire dopo due anni di chiusura – il locale è chiuso dal 2018 – è stata una scelta coraggiosa da parte dei tre soci padovani, che hanno deciso d’investire nel territorio di Cimadolmo, dove hanno trovato una degna accoglienza e dove sapranno certo mettere a frutto il loro sacrificio e la loro preparazione in tema di cucina tipica del territorio. —



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