«Il tuo telefono o ti ammazzo»: così i baby bulli minacciano i compagni alla stazione Mom
Il profilo dei giovanissimi che nelle ultime settimane stanno creando disordini in città.
Molti di loro non hanno ancora compiuto 18 anni, agiscono di giorno e in contesti affollati
Non hanno ancora compiuto 18 anni, agiscono in pieno giorno, spesso in contesti affollati, perché così possono agire indisturbati e hanno più coetanei da reclutare, si muovono in gruppi anche di 10-15 persone e danno vita al peggio. Risse, rapine, danneggiamenti: le baby gang negli ultimi mesi hanno seminato il terrore a Treviso.
Tra gli episodi più eclatanti, le quattro rapine dello scorso 9 febbraio sotto i portici di via Roma verso l’autostazione Mom. In quella occasione gli autori erano un gruppetto di cinque o sei ragazzini, tutti minorenni, il loro capo un 17enne, già conosciuto dalle forze dell’ordine e arrestato lo scorso venerdì grazie alle indagini della squadra mobile della questura di Treviso. Si muovevano insieme secondo uno schema ben preciso composto da diverse fasi.
La prima: agire nel momento di massima affluenza, ovvero subito dopo la fine delle lezioni, nel momento in cui gli studenti si avviano all’autostazione per prendere i mezzi e tornare a casa; la seconda: avvicinarsi a qualcuno che cammina da solo nella folla. Una volta individuata la vittima, la circondano, la strattonano e si fanno sempre più vicini. Poi si passa alle minacce: «Dammi il telefono sennò ti ammazzo, ho il coltello». Frasi talmente forti che i malcapitati, minorenni, eseguono e consegnano ai bulli tutto quello che hanno di un certo valore: cellulari, AirPods e cuffie bluetooth, catenine, braccialetti, portafogli. E infine la terza fase: prendere la refurtiva e dileguarsi senza dare troppo nell’occhio, perdendosi tra la folla degli studenti, tornando a essere anonimi studenti appena usciti da scuola.
I giovani delinquenti lo scorso febbraio sono stati lestissimi: in soli 30 minuti sono riusciti a rapinare 4 coetanei e a farla franca, almeno finché la polizia di Treviso non ha dato avvio alle indagini che hanno portato all’arresto del capo della gang.
Sabato 4 maggio pomeriggio invece in via Zorzetto una ragazzina si è trovata coinvolta, suo malgrado, in una rissa tra due bande: «Mi hanno spinta e mi hanno colpito alla testa, stavano litigando tra loro e se la sono presa con me che non c’entravo nulla» ha detto la minorenne ai carabinieri ai quali si è rivolta per denunciare l’aggressione. Anche in quel caso i bulli si sono dileguati, facendo perdere le proprie tracce.
Un altro episodio che ha visto protagonisti dei minorenni in azioni criminali è avvenuto qualche mese fa in pieno centro, in vicolo Rialto a pochi passi da piazza Borsa, quando un 17enne se l’è presa con un uomo colpevole solo di aver difeso una mamma cinquantenne insultata proprio dal ragazzo. Anche in quell’occasione sono scattate le manette per il minorenne che ha preso a pugni l’uomo e ha aggredito anche gli uomini della questura, intervenuti per sedare la lite.
«Sono ragazzi normali, che hanno storie normali, solo che magari hanno bisogno di soldi e credono che tutto sia possibile. Se hanno voglia di fare una rapina, la fanno, senza pensare alle conseguenze», cerca di spiegare un loro coetaneo. «È normale fare a botte alla nostra età, la differenza è che intervengono tutti gli amici, non è mai una cosa tra due persone. Facciamo a botte quando uno ci manca di rispetto, sulle ragazze o ancor di più per i soldi, patti non rispettati, euro che non sono stati dati per droga o per comprare cellulari o altre cose», avevano raccontato proprio loro per dare un senso a quello che fanno.
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