Il ristorante da Dino festeggia i 50 anni: «Baggio, Benigni Vasco Rossi, cucino per le star»

TREVISO. C’è Roberto Baggio, trovi Claudio Ranieri e Marco Borriello. Riconosci Antonello Venditti e Vasco Rossi, Simona Ventura e Diego Abatantuono. Ma anche Fiorella Mannoia, Mino Reitano, persino James Brown. «E lo sapete come andò con Roberto Benigni? Era già venuto qui due sere, la terza mi chiamò da Bassano all’1.40 di notte. Pensavo a uno scherzo: “Posso pranzare da te?”. Si finì di chiacchierare alle 6».
Il racconto, intervallato da sorrisi e risate, è di Dino Caramel. A uno sguardo, un’antologia di foto: il padrone di casa abbracciato a stelle dello sport e dello spettacolo.
Quei Baggio e Vasco Rossi di cui il ristoratore custodisce aneddoti infiniti. «E guardate le magliette», indica orgoglioso, «C’è l’autografo di Andrea Bargnani: quando si trasferì a Toronto, nelle prime interviste citò gli ossibuchi che ordinava da me».
il compleanno
Il suo ristorante - “Da Dino” (in strada Ovest, a Fontane) - taglia domani il traguardo dei 50 anni. Festa tripla, in casa Caramel: venerdì si festeggiano anche i 50 anni di matrimonio (la moglie è Anna Maria Borghetto), nonché i 60 di esperienza di Dino nella ristorazione. Una ricorrenza che merita un brindisi speciale: domani sera, nel suo “tempio” a Fontane, arriveranno tanti vecchi amici.
Perché il locale è un’istituzione, un pezzo di storia. Un crocevia di vip, ma anche uno spaccato di vita trevigiana. Lì si davano appuntamento i cantanti dopo i concerti al Palaverde, lì si riuniva il Treviso Calcio dei tempi d’oro, lì s’incrociava la Benetton Basket negli anni di Vinny Del Negro e Toni Kukoc. «Perché solo qui, trovavano da mangiare in piena notte», sottolinea Dino, ripensando a tutte le volte in cui ha fatto l’alba con attori e campioni.

gli esordi
Un passato che il ristoratore ricostruisce con l’aria soddisfatta di chi ha saputo realizzarsi. Ma il percorso non è stato facile: «Le radici sono trevigiane, ma sono nato a Caorle, perché i miei erano sfollati per la guerra», ricorda Dino, 73 anni, «Erano anni di fame e miseria.
Così il cibo può essere una strada e mi invento cuoco. Inizio a 14 anni, alla pensione Mara a Jesolo. Mi danno vitto e alloggio, prendo 50 lire al giorno. Poi lavoro ad Abano, ma è all’hotel Miravalle di Pianezze che la vita svolta: è l’agosto del 1969 e conosco la mia futura moglie, lì come cliente; tre mesi dopo, ci sposiamo».

Dopodiché, a 23 anni, si mette in proprio: «Prima rilevo da un fallimento una trattoria in via Fontane, a 500 metri da qui. E, dopo essermi fatto una clientela, 10 anni dopo acquisto una cascina per 200 milioni. La sede attuale del ristorante. Ho firmato cambiali e devo onorare i debiti: faccio tre-quattro lavori insieme, sono pure in pescheria da Fiorotto e alla trattoria Al Borghese».
Fra Anni Ottanta e Novanta, il ristorante diventa meta del “jet set”. Ma anche il grande sport di Treviso trova a Fontane un approdo irrinunciabile.
quanti ricordi
«Del calcio sono passati tutti. Da Toni a Bonucci, una sfilza di allenatori: il primissimo, ancora nella vecchia sede, fu Radice». E poi, il gotha del basket e volley.
La politica: Zaia e Gentilini fra i clienti più assidui. Ma è sul mondo dello showbiz che le curiosità si sprecano: «È nata una bella amicizia con Simona Ventura e Baglioni. Venditti incideva a Mogliano e faceva tappa fissa da me».

E quella sera con Brown: «Si era presentato con una dozzina di persone, ma alle 5 del mattino si trovò solo. Fui io a riportarlo in albergo. A Mestre». E Vasco Rossi? «Erano una settantina, scavalcarono i cancelli del ristorante. C’erano i carabinieri per tenerli a bada».
Quanto alla cucina, un piatto domina: «Qui si mangia la vera “sopa coada”. Con pane raffermo, carne di piccione disossato, brodo di manzo e gallina». Piatti della tradizione trevigiana: «Passata, radicchio, fagioli, gnocchi fatti in casa. E una pietanza tutta mia: caciotta ai ferri. Merito della nonna, che faceva il formaggio in casa e lo cucinava sul tegamino. Ho fatto impazzire un casaro, poi ho trovato la forma giusta. Mi sento inventore del formaggio alla piastra». E la pensione? «Lavoro 18 ore al giorno, una settimana di ferie l’anno. Finché avrò le forze continuerò».
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