Il caso a Treviso, il sindacato: «Ora vi accorgete che mancano medici»

TREVISO- Il sindacato dei medici di famiglia, con un accorato e ironico intervento sulla pagina Fb regionale del suo presidente, Bruno Di Daniel, lancia l'allarme: la fonte dei medici di famiglia, ridotta dalla burocrazia, si sta disseccando. Gli studenti di Medicina degli anni d’oro, quelli che hanno preceduto il numero chiuso, stanno invecchiando e puntando a occuparsi dei nipotini. E, a causa dell'ondata dei pensionamenti in atto, la sanità sul territorio finirà con la desertificazione delle vecchie "condotte", che già ora stentano a essere soddisfatte attraverso i regolari bandi.
La legge della domanda e dell'offerta fa sì che una "condotta" scomoda venga spesso schivata dai pochi che hanno titolo per occuparla e che questi preferiscano aspettare soluzioni più comode da un punto di vista logistico personale. Perché prendersi una condotta scomoda e “magra” quando se ne libererà presto una in un centro più ambito e comodo?
Aggiungeteci la fuga di chi preferisce imboccare la via (privata) della specialità, ed ecco fatta la frittata. «Con l'influenza vi siete accorti di noi, vi siete accordi che siamo pochi e che la situazione va collassando - osserva in pratica Di Daniel - . Ci sono centinaia di medici di base che sono sul filo del pensionamento. E non ci sono abbastanza ricambi a disposizione. A fronte di altre Regioni che vantano una disponibilità doppia o tripla, il Veneto vive una situazione di sperequazione che lo sta portando sull'orlo del baratro».
E continua: «Già due anni fa andammo s prospettare ciò che stava avvenendo per togliere i vincoli che pesano sulla "creazione" dei nuovi medici di famiglia. Oggi i posti sono sempre quelli, ovvero appena 50. Ma adesso quei 50 sono appena una goccia rispetto alla sete di medici di base espressa dal territorio. Serve metterne in circolazione, ogni anno, almeno due volte tanti. !00 con la borsa di studio e, Ue permettendo, altri 100 senza la borsa di studio. E comunque il problema sta ancora più a monte: il numero chiuso applicato alle facoltà di Medicin ha impoverito il flusso di laureati. In più, molti di questi si ritrovano fermi alla strettoia della scelta tra la specialità e la medicina generale: una specie di limbo che blocca un ricambio generazionale che fa parlare di "silver tsunami", ovvero l’ondata degli stetoscopi con i capelli grigi che vanno in quiescenza».
In questo momento, i pochi che passano la strettoia dei 50 "medici di famiglia" annui "sfornati" dai corsi regionali, per la legge della domanda e dell'offerta, difficilmente accettano quelle che una volta si chiamavano "condotte scomode". Se uno ha casa e famiglia a Oderzo, perchè deve andare ad accettare di fare, per il resto della vita, il medico a Refrontolo? Così ecco che, nel migliore dei casi, alcuni posti vengono accettati in modo provvisorio.
I bandi che di volta in volta le Usl propongono per coprire alcune zone vanno così deserti. Un tempo, quando non c'era numero chiuso a Medicina, per arrivare alla "condotta" ci si assoggettava a una trafila lunga e obbligata. Alla fine quel posto di medico di base a Refrontolo o Segusino era un boccone graditissimo e conquistato. «C'erano anche altre condizioni - dice Di Daniel - : Adesso si sente parlare di alzare il massimale dei pazienti da 1500 a 2000: già ora facciamo spesso orari impossibili per stare dietro ai nostri, figuriamoci come terremmo a bada l'esercito dei 2000».
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