Il Cai Conegliano amplia il rifugio Torrani

Il Comune di Val di Zoldo approva il progetto di ristrutturazione della baita alpina sul Monte Civetta

CONEGLIANO. Nulla osta al rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici per le opere di ristrutturazione e ampliamento del rifugio Maria Vittoria Torrani - Monte Civetta. Il via libera al progetto permetterà dunque al Cai di Conegliano, proprietario della struttura, di iniziare a far diventare realtà il restyling del rifugio. «Il progetto», dice il sindaco di Val di Zoldo (Belluno) Camillo De Pellegrin, «si propone di adeguare gli standard dimensionali e funzionali della struttura senza alterare lo spirito di condivisione dell'esperienza e degli spazi che un rifugio alpino ha sempre richiesto ai propri ospiti. A parità di posti liberi disponibili, mediante una riorganizzazione degli spazi interni, con un ampliamento saranno ricavati degli idonei ambienti per il ristoro, per i servizi igienici e il riposo per il gestore del rifugio alpino. Il progetto, trovandoci in un ambiente di elevato pregio naturalistico e geologico, si propone di creare una struttura rispettosa della straordinarietà del luogo, provvedendo soluzioni in grado di assicurare l'autonomia energetica attraverso fonti rinnovabili, con una marcata attenzione all'efficienza energetica». Il progetto dei lavori al Torrani è stato redatto dagli architetti Francesca Bogo e Alessandro Sacchet e ora il Cai di Conegliano potrà partire con la ricerca dei finanziamenti per realizzarlo. Il progetto ha infatti ricevuto parere favorevole da parte della Soprintendenza ai beni paesaggistici, ambientali e monumentali, della Fondazione Unesco e degli altri numerosi enti convolti nel suo iter amministrativo. Il rifugio Maria Vittoria Torrani, un piccolo nido d'aquila, è stato costruito tra il 1936 e 1938 poco sotto la cima della Civetta, a quota 2980 nel Comune di Val di Zoldo. Venne realizzato con la determinazione e l'impegno della sezione di Conegliano del Club alpino italiano per dare una risposta, in termini di sicurezza e ospitalità ai numerosi alpinisti che, già, da oltre mezzo secolo, si misuravano con le ardite pareti dolomitiche della Civetta.(m.a.)

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