Incendio di H-Farm, il casone come una fenice: «I muri portanti reggono, ci entrerà nuova vita»

Il fondatore Riccardo Donadon: «Attendiamo gli esiti delle perizie, ma siamo pronti a rimetterci le mani»

Rossana Santolin

Dalle ceneri si rinasce, più belli e forti di prima. Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm, davanti all’edificio del campus distrutto dal vasto incendio divampato nella notte fra venerdì e sabato, sfodera lo stesso approccio propositivo e creativo divenuto la cifra stilistica della scuola internazionale.

Rientrato dalla Cina in anticipo, è reduce da un sopralluogo a Ca’ Tron, per vedere con i propri occhi quel che resta dell’edificio rurale che dal 2007 ospitava il centro direzionale di H-Farm. Dentro ci lavoravano una cinquantina di persone, perlopiù addette al comparto di digital transformation e consulenza.

Le fiamme venerdì notte sono divampate dal vano dei server e nell’arco di pochi minuti hanno avvolto gli uffici al piano superiore, divorando mobili, monitor e travi in legno. Tutto in cenere. Salva la vegetazione che circonda il vecchio casone, come lo chiamano gli addetti ai lavori, ora delimitato da transenne e sorvegliato h24 da addetti alla sicurezza. «Siamo pronti a rimetterci le mani al più presto.

Chiaro, attendiamo gli esiti delle perizie, ma lo sguardo è rivolto al futuro», racconta Donadon dopo il sopralluogo. Tra oggi e domani è previsto l’arrivo degli agenti di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco che svolgeranno accertamenti sulla natura elettrica dell’incendio, sgomberando oltre ogni ragionevole dubbio l’ombra del dolo.

La struttura è inagibile ma non sarebbe a rischio crollo, retaggio di un buon lavoro di consolidamento fatto ancora nel 2007. «Quando ci siamo trasferiti qui-prosegue il fondatore-abbiamo fatto importanti lavori all’edificio che all’epoca era ridotto a un rudere. Le parti vecchie sono state sostituite, e il complesso è stato rafforzato con un’anima d’acciaio che sembra aver resistito bene. Il metallo si sarà fuso, ci saranno interventi pesanti da mettere in cantiere, soprattutto a livello del solaio, ma i muri portanti dovrebbero reggere e da quelli contiamo di ripartire per dare nuova vita al nostro building».

Un casone pieno di ricordi, che ha visto crescere la realtà di H-Farm negli ultimi decenni, da cui sono passati centinaia di ospiti e studenti da tutto il mondo, gli stessi che nelle ore scorse hanno fatto sentire la propria vicinanza con una pioggia di messaggi e commenti social (dove purtroppo non si sono risparmiati nemmeno gli hater).

«Ora quel che conta è fare ordine, rimuovere quel che è andato distrutto e fare entrare nuova vita nell’edificio. C’è qualcosa di affascinante in tutto ciò, in quest’atto ricostruttivo che abbiamo all’orizzonte». E a ricordarlo, evidenzia Donadon, è ancora una volta la natura. «Fra un mese la vite americana che copre il casone rifiorirà, e lo stesso faranno gli alberi qui attorno. Ho notato con piacere che sono stati risparmiati dal fuoco: ci sono particolarmente affezionato. Il resto sono pietre, si possono sostituire, ricordandoci una lezione importante: che non dobbiamo affezionarci troppo alle cose, ma vivere il presente».

Le persone che lavoravano nel building distrutto nel rogo nel frattempo verranno ricollocate in altri spazi del campus di Roncade, frequentato attualmente da circa 2200 studenti. «Gli spazi qui non mancano-conclude ottimista il fondatore di H-farm-e domani (oggi per chi legge, ndr) l’attività didattica riprenderà regolarmente». E con nuovo slancio.—

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso