Gli amici, le cene e lo sfizio della barca: la vita di Gilberto Benetton, uomo che amava la normalità

TREVISO. Un uomo metodico, preciso, che amava poco uscire di casa. Gli affetti della famiglia, e recentemente la “pazzia” per i nipoti di tutti i nonni. «La vita è fatta di piccoli gesti quotidiani», gli aveva detto un amico riprendendo una commedia con Alberto Lupo. E l’aveva fatta propria. Puntualissimo per vocazione. Almeno tre minuti prima, sempre. Amante di Treviso, non della piazza e di eventi mondani. E non certo del mondo delle categorie, di ribalte e notorietà. Ma gli piaceva ovunque andasse, riconoscere palazzi e stabili, proprietà, terreni. Il senso del percorso della famiglia. «È nostro, quello», diceva.
IL TEMPO LIBERO. Il tempo libero? Le cene con gli amici più cari, il sabato – poteva essere Nano a Visnadello, o Procida, o L’incontro, ultimamente anche Alfredo – e poi una volta l’anno, la “Compagnia del Leon” al Pescatore di Canneto sull’Oglio.
Così come di prendere una pizza da asporto sotto casa. I commensali? Giorgio Buzzavo, Ceo dello sport Benetton, e Giancarlo Zanatta, il signor Tecnica; Berto Sartor e Toni Zanin, mestrini, commilitoni della naja fra Udine e Tolmezzo, artiglieria di montagna; e Renato Nikele, imprenditore del vino.
O i giri a Venezia con Lorenzo, De Negri l’amico con cui giocava a golf, e ancora prima a tennis, con il notaio Enrico Fumo e il maestro Roberto Marian. Tassativamente vietato parlare di lavoro: erano le oasi di Gilberto. Di azienda si poteva parlare, se erano quelle...degli altri.
lo sport. Poi certo, lo sport. Il Palaverde mai disertato fino al 2010. E i moltissimi viaggi, il mare. Sardegna e Turchia, e ancora la Croazia. Oppure le vacanze: Antille, Sudamerica, Mauritius. L’amatissima barca: aveva comprato quest’anno quella nuova – un 60 metri, equipaggio di 12 uomini – e avrebbe voluto godersela. «Chissà quanto ci riuscirò, speriamo a lungo», aveva detto.
«Nessuno come lui viveva una vita di quel livello e con quel tenore con un’umiltà sorprendente», dice Lorenzo De Negri, imprenditore del tessile, «Gilberto era uomo di valori, altissimi, molto coerente, e di una generosità che sorprendeva, la sua bontà d’animo lo portava a donare, in incognito. E mi ha sempre colpito la sua naturale eleganza, anche quando vestiva casual in maglione. Nella mia vita – conclude De Negri – non ho incrociato uomini dai valori così forti».
aiuti discreti. Giorgio Buzzavo ribadisce: «Quando voleva aiutare qualcuno, agiva senza che nessuno sapesse nulla, poi lo si veniva a sapere per altre vie, tanto tempo dopo. Ma non amava che gli chiedessero favori, e stava sulla difensiva quando c’era gente nuova, magari a tavola». Il ritratto del Gilberto privato prende forma dai racconti degli amici più vari, con cui amava condividere gli spazi che la vita di un’azienda di dimensioni planetarie gli lasciava.
talento per i numeri. «Annusava i numeri, aveva un talento naturale per sapere se una cosa sarebbe stata un affare o meno», dice ancora Buzzavo.
Giancarlo Zanatta era all’estero, quando lo ha raggiunto l’altra sera la notizia. «Ho perso un grandissimo amico, ci conoscevamo da oltre quarant’anni, ma è una perdita enorme per Treviso, per il Veneto e per il mondo, l’avevo visto l’ultima volta prima che entrasse in ospedale, un mese fa, eravamo andati a cena da Nano, era molto stanco», dice visibilmente commosso, «Avercene, di imprenditori così lungimiranti, da 10 e lode. Era davvero bravissimo, di lui ho sempre ammirato il cuore nobile, che si univa ad una riservatezza estrema. E in compagnia, che amava per il suo culto dell’amicizia, sapeva essere molto spiritoso. Credo sapesse davvero lasciarsi alla spalle lavoro e azienda, e tutti i problemi».
gli scherzi. «In quei momenti di divertimento, scherzava, anche in barca», aggiunge Giorgio Buzzo, «ma ripenso anche a una gita memorabile con i suoi commilitoni a rivedere le loro caserme in Friuli. Non erano quelle che ci avevano raccontato, e ci si prese in giro. Ma fu ricevuto dai picchetti d’onore». Negli ultimi tempi, il riacutizzarsi della malattia: «L’ha tenuta gelosamente nascosta, ma nelle ultime settimana non voleva più farsi vedere».
Era smagrito moltissimo, e questo aveva preoccupato tutti i sodali. Ma lui aveva deciso di mangiare il meno possibile, per arginare il male, con una rigorosissima dieta. Ma ad agosto, l’ultimo terribile colpo: il crollo del ponte Morandi. E le polemiche prima, poi la valanga di insulti e odio sul web. «Lo addolorava il trattamento subito, non si capacitava del trattamento subito, anche dal governo, in particolare dal Movimento 5 stelle», dice chi gli è stato vicino. «Quel crollo ha fatto crollare anche lui», dice De Negri.
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