La fuga dei giovani: «Addio Treviso, all’estero serve solo voglia di fare»
I racconti di broker, docenti, operai, ricercatori, agenti di viaggio: «Si cresce in poco tempo, gli scogli sono i costi e gli affitti»

Più possibilità, più risparmio, più apertura mentale. Dov’è importante come sei, non che cosa hai fatto. E un miglior rapporto tra lavoro e vita, senza dimenticare che anche il cuore è importante.
Queste sono le principali motivazioni che hanno spinto alcuni trevigiani ad espatriare. Sono quasi 12 mila, per la precisione 11.724 i trevigiani che negli ultimi tre anni hanno lasciato la Marca per sistemarsi all’estero.
Ciò vuol dire 13,4 persone ogni mille abitanti, il terzo dato più elevato in Italia. Un dato che lascia il segno nelle storie che gli stessi giovani raccontano.

Fabio Bettiol, 28enne originario di Villorba, ha lasciato l'Italia da quasi 5 anni per inseguire le opportunità del settore finanziario a Londra. Dopo aver conseguito una laurea triennale in economia e commercio a Ca’ Foscari e una magistrale in economia e finanza a Copenaghen: «Avevo voglia di provare nuovi Paesi pur sempre rimanendo in Europa - racconta Bettiol - Nel settore finanziario, le opportunità in Italia non sono così presenti rispetto a Londra. Anche a livello di crescita professionale, ci sono meno paletti e non c’è un percorso fisso: si può fare bene in poco tempo con molte soddisfazioni. In Italia il metodo è più tradizionale, basata sulla seniority e non sulle skills. Inoltre, a Londra non ci si annoia e, come Copenaghen, è una città multiculturale, ci sono più possibilità di scambio, si dà valore ai giovani. Il rapporto con gli enti pubblici, in più, è più snello e digitale. Ma l’Italia rimane l’Italia: mi mancano per il paesaggio, il meteo e le città d’arte».

Nella capitale inglese c’è anche Bianca Tirabosco, 26 anni, solighese di Col San Martino: «Ho studiato anche a Dublino e Bruxelles - racconta la giovane donna - mi sono trasferita per studiare, anche a Dublino e Bruxelles. La prima volta che sono stata a Londra mi sono sentita a casa, già durante la scuola superiore volevo andare all’estero per avere più possibilità, inoltre il metodo di studio e le valutazioni sono più adatti a me. La qualità della vita è perfetta: lavoro come insegnante di sostegno con bambini autistici e ho tutto il tempo per coltivare i miei interessi, lo sport nel mio caso».
Non solo laureati si spostano oltre confine. Un esempio è il 30enne Angelo De Sordi, nervesano di Santa Croce del Montello che da ormai tre anni vive e lavora a Valencia: «Opero in un’azienda di logistica, facciamo spedizioni in tutta Europa - esordisce De Sordi - Mi sono trasferito per amore, ho fatto un salto nel vuoto e mai avrei pensato di trovarmi così bene, soprattutto per la qualità della vita. Lo stipendio è simile a quello dell’Italia ma ci sono meno uscite con meno costi (soprattutto nei trasporti e per le tasse) così ho più possibilità di risparmiare. Inoltre, vivo a cinque minuti dal mare ed essendo in una grande città ci sono più opzioni sul che cosa fare. Valencia è stata votata come una delle migliori città in cui vivere, per questo negli ultimi anni la popolazione è aumentata. Ecco, se devo trovare un difetto i costi degli affitti e in generale della casa stanno aumentando per effetto del sovrapopolamento».

Dopo sei anni a Tolosa, in Francia, la 34enne Leonora Galletti non pensa minimamente di tornare in Italia: «Sono arrivata qui nell’ottobre del 2018, sono partita per amore ma già stavo valutando di espatriare. Dopo la laurea in lingue orientali è stato difficile trovare lavoro: ero stagista a 600 euro al mese, ero stanca ed ho colto la palla al balzo - racconta Galletti, originaria di Conegliano - Ai colloqui di lavoro non ti chiedono l’esperienza o gli studi, valutano solo se hai voglia di fare. Ora lavoro per un’azienda di viaggi basata sulla condivisione online, nello specifico mi occupo della Cina e del mercato italiano con tradizioni. Se sono ancora a Tolosa è perché mi trovo bene: siamo una coppia omogenitoriale con due figlie e la Francia ha una mentalità più aperta. Sei valorizzato per quello che sei e anche gli aiuti economici sono sicuramente sono di più. I miei amici in Italia mi dicono che sono fortunata».

Un lavoro che valorizza anche i ricercatori. È il caso di Alessandro Mangiameli, 27 anni originario di Bavaria di Nervesa, che da settembre 2023 è a Monaco, in Germania, dopo essersi laureato in scienza dei materiali tra Venezia e il Giappone.
«Ho cominciato a settembre 2023: qui non ti danno la borsa di studio ma sei hai un vero contratto di lavoro con uno stipendio adeguato che ti permette di vivere. Non sto pensando a che cosa fare dopo, di sicuro in Italia non ci sono grandi aziende tech o chimiche come all’estero. Non tornerò».
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