Giardini del Sole di Castelfranco, 25 anni dopo «Una scommessa vincente»

CASTELFRANCO. La scommessa era quella di creare una Castelfranco 2, una città dei servizi fuori dal centro storico. Una visionaria duplicazione urbanistica, all’epoca vista con diffidenza e sospetto. Non mancarono, feroci, le critiche e le inchieste giudiziarie. Ma le amministrazioni comunali democristiane dell’epoca – era il tempo del vicesindaco Albino Dal Bello, deus ex machina dell’apparato doroteo – tirarono dritte. Venticinque anni dopo, a contare le persone che hanno varcato quelle porte scorrevoli, si arriva facilmente a 125 milioni di consumatori: due volte gli italiani. Perché ogni anno il centro commerciale I Giardini del Sole saluta cinque milioni di persone.
Per lo speciale compleanno, venerdì pomeriggio, una sobria cerimonia con il decano dei maghi italiani: il veneziano Silvan, al secolo Aldo Savoldello, classe 1937. A tagliare il nastro, il 13 maggio 1993, del primo centro commerciale veneto era stato il farmacista leghista Franco Gariboldi Muschietti: «L’idea partiva dall’ambizione che Castelfranco avrebbe raggiunto i 48 mila abitanti, una previsione rivelatasi sbagliata, visto che siamo trentatremila. Serviva dunque più spazio, una specie di Castelfranco 2, individuata nell’area tra la circonvallazione e Salvarosa. E il centro commerciale era al centro di questa nuova urbanizzazione. Qualche mugugno da parte dei commercianti c’era, ma forse al tempo era prematuro preoccuparsi degli effetti che un centro commerciale così vicino alla città avrebbe avuto sul commercio tradizionale».
I più scommisero sull’insuccesso dell’operazione, talmente era strano che i castellani sarebbero andati a fare la spesa a Salvarosa invece che in piazza Giorgione. E invece i Giardini del Sole diventeranno il punto di riferimento non solo per Castelfranco ma per tutto il Veneto centrale.
A seguirne il collocamento dei negozi, all’epoca, un piccolo studio di consulenza, guidato da Francesco Conte di Resana: «Vi erano quelli che possiamo definire gli elementi da manuale per una struttura di successo – spiega Conte, oggi a capo di uno studio che gestisce decine di centri commerciali in tutta Italia – innanzitutto la prossimità di una strada molto frequentata come la SR53. Poi aver puntato prioritariamente ai parcheggi per rendere comodo il raggiungimento del centro. Da sottolineare il grande lavoro di organizzazione urbanistica da parte degli amministratori di allora, soprattutto con la costruzione del sottopasso. È stato questo che ha reso possibile l’assenza di intasamenti al traffico, neppure nelle ore di maggior afflusso.
Va riconosciuta questa visione, come del resto quella degli imprenditori commerciali che hanno scommesso su questo, a partire da persone come Livio Vendramini nell’abbigliamento (oggi il figlio Eugenio guida il comitato che riunisce i punti vendita del centro, diretto dal 2000 da Michele Gottardo, ndr), le catene come Obi e soprattutto Marco Brunelli, patron di Iper, l’ipermercato subentrato a Carrefour, che ha saputo interpretare gli umori dei clienti. Tanto da arrivare ad proporre una stazione di carburanti che è tra le più economiche d’Italia». Un centro commerciale che si è sempre rinnovato: nel dicembre scorso un completo restyling della galleria dove ogni giorno passano migliaia di persone. Pannelli fonoassorbenti contro il rumore, luci studiate per non stancare la vista, un impianto di climatizzazione che permette che all’interno vi sia una perenne primavera. Alzi la mano chi non ci ha mai messo piede.
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