Rubava nelle case degli anziani: condannata una famiglia di giostrai

Cinque Levakovic e Borislav Baricevic sono stati riconosciuti colpevoli. Ci sono state delle assoluzioni per alcuni episodi, le difese presenteranno appello. Salivano da Treviso per compiere i furti in provincia di Belluno

Gigi Sosso
Un posto di blocco dei carabinieri nel territorio di Sedico
Un posto di blocco dei carabinieri nel territorio di Sedico

Una banda che viveva di furti. Una famiglia sinti di giostrai nati quasi tutti a Treviso è stata interamente condannata dal Tribunale di Belluno, anche se non per tutti gli episodi denunciati, con pene da tre a cinque anni e 10 mesi.

Le condanne

La condanna più pesante del giudice Paolo Velo è andata a Elisabet Levakovic: cinque anni e 10 mesi di reclusione più duemila euro di multa, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, legale per la durata della pena e via la potestà genitoriale.

È stata riconosciuta colpevole dei furti in appartamenti abitati da anziani a Belluno centro, Sedico e Mier, oltre che dell’utilizzo di una carta bancomat.

Tre anni e mille euro di multa a Ornella, Vincenzo, Albano Levakovic e Borislav Baricevic più cinque anni d’interdizione e tre anni e un mese e millecento euro più cinque anni d’interdizione per Sonita Levakovic, che era stata sorpresa con degli attrezzi da scasso e questo è oggettivo.

La richiesta del pm

Il pm Marta Tollardo aveva chiesto la condanna per tutti, senza le attenuanti generiche, mentre i difensori Andrea Zambon per Baricevic e Francesco Rasera Berna per i Levakovic puntavano a un’assoluzione di massa perché il fatto non sussiste o per non averlo commesso, salvo per Sonita Levakovic, che a tutto voler concedere avrebbe meritato il minimo della pena per gli strumenti.

Soprattutto Rasera Berna ha insistito sul fatto che i riconoscimenti non erano sicuri, ci sono celle telefoniche molto ampie e la richiesta di entrare in casa non costituisce un tentato furto. Ci sarà appello, dopo che tra 90 giorni saranno disponibili le motivazioni.

Furti in trasferta

Secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri e durante il processo, i sei si sono spostati dalla Marca trevigiana a Belluno, Sedico e anche Fonzaso (sulla strada del ritorno a casa) per mettere a segno furti nelle case, tra l’agosto e il novembre 2020, appena dopo il lockdown per il Covid-19.

Il bottino consisteva prevalentemente in gioielli e bancomat postali.

Alcuni degli imputati arrivavano a bordo di un’auto scura e avevano una strategia collaudata: le donne cercavano di ottenere la fiducia degli anziani, anche solo chiedendo un’informazione, e una terza persona riusciva ad approfittarne entrando in casa e portando via monili o carte.

Una delle donne era anche incinta e, dunque, facilmente riconoscibile.

Le vittime

Qualcuno è riuscito a sventare il furto: «Mi sono messa a gridare, perché non indossava la mascherina protettiva e non l’ho fatta entrare». Qualcun altro ci ha rimesso molti soldi: «Mi hanno svuotato il conto postale di almeno 4 mila euro».

Un importo questo, che sarebbe stato poi girato su un conto nel Trevigiano. Gli accertamenti sono partiti da un’auto segnalata da un cittadino.

Una Fiat Bravo è stata fermata il primo novembre 2020 da una pattuglia dell’Arma e a bordo c’era Sonita Levakovic con addosso l’attrezzatura illegale. Il veicolo risulterà intestato a Baricevic. Per il resto, sono state visionate le immagini delle telecamere in Valbelluna e acquisiti i tabulati.

Proprio il cellulare di Baricevic ha agganciato una cella in provincia. Processo indiziario, ma sei condanne su sei. 

 

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