Rubava nelle case degli anziani: condannata una famiglia di giostrai
Cinque Levakovic e Borislav Baricevic sono stati riconosciuti colpevoli. Ci sono state delle assoluzioni per alcuni episodi, le difese presenteranno appello. Salivano da Treviso per compiere i furti in provincia di Belluno
![Un posto di blocco dei carabinieri nel territorio di Sedico](https://images.tribunatreviso.it/view/acePublic/alias/contentid/1h2ve4ivzm4b3u4fow3/0/copia-di-copy-of-image_114014494.webp?f=16%3A9&w=840)
Una banda che viveva di furti. Una famiglia sinti di giostrai nati quasi tutti a Treviso è stata interamente condannata dal Tribunale di Belluno, anche se non per tutti gli episodi denunciati, con pene da tre a cinque anni e 10 mesi.
Le condanne
La condanna più pesante del giudice Paolo Velo è andata a Elisabet Levakovic: cinque anni e 10 mesi di reclusione più duemila euro di multa, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, legale per la durata della pena e via la potestà genitoriale.
È stata riconosciuta colpevole dei furti in appartamenti abitati da anziani a Belluno centro, Sedico e Mier, oltre che dell’utilizzo di una carta bancomat.
Tre anni e mille euro di multa a Ornella, Vincenzo, Albano Levakovic e Borislav Baricevic più cinque anni d’interdizione e tre anni e un mese e millecento euro più cinque anni d’interdizione per Sonita Levakovic, che era stata sorpresa con degli attrezzi da scasso e questo è oggettivo.
La richiesta del pm
Il pm Marta Tollardo aveva chiesto la condanna per tutti, senza le attenuanti generiche, mentre i difensori Andrea Zambon per Baricevic e Francesco Rasera Berna per i Levakovic puntavano a un’assoluzione di massa perché il fatto non sussiste o per non averlo commesso, salvo per Sonita Levakovic, che a tutto voler concedere avrebbe meritato il minimo della pena per gli strumenti.
Soprattutto Rasera Berna ha insistito sul fatto che i riconoscimenti non erano sicuri, ci sono celle telefoniche molto ampie e la richiesta di entrare in casa non costituisce un tentato furto. Ci sarà appello, dopo che tra 90 giorni saranno disponibili le motivazioni.
Furti in trasferta
Secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri e durante il processo, i sei si sono spostati dalla Marca trevigiana a Belluno, Sedico e anche Fonzaso (sulla strada del ritorno a casa) per mettere a segno furti nelle case, tra l’agosto e il novembre 2020, appena dopo il lockdown per il Covid-19.
Il bottino consisteva prevalentemente in gioielli e bancomat postali.
Alcuni degli imputati arrivavano a bordo di un’auto scura e avevano una strategia collaudata: le donne cercavano di ottenere la fiducia degli anziani, anche solo chiedendo un’informazione, e una terza persona riusciva ad approfittarne entrando in casa e portando via monili o carte.
Una delle donne era anche incinta e, dunque, facilmente riconoscibile.
Le vittime
Qualcuno è riuscito a sventare il furto: «Mi sono messa a gridare, perché non indossava la mascherina protettiva e non l’ho fatta entrare». Qualcun altro ci ha rimesso molti soldi: «Mi hanno svuotato il conto postale di almeno 4 mila euro».
Un importo questo, che sarebbe stato poi girato su un conto nel Trevigiano. Gli accertamenti sono partiti da un’auto segnalata da un cittadino.
Una Fiat Bravo è stata fermata il primo novembre 2020 da una pattuglia dell’Arma e a bordo c’era Sonita Levakovic con addosso l’attrezzatura illegale. Il veicolo risulterà intestato a Baricevic. Per il resto, sono state visionate le immagini delle telecamere in Valbelluna e acquisiti i tabulati.
Proprio il cellulare di Baricevic ha agganciato una cella in provincia. Processo indiziario, ma sei condanne su sei.
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